"Frequentate i teatri, luoghi liberi". Parola di inviato ‘in esilio’ dalla tv

Il giornalista Domenico Iannacone sarà domenica al Teatro Nuovo con "Che ci faccio qui, in scena"

"Frequentate i teatri, luoghi liberi". Parola di inviato ‘in esilio’ dalla tv

"Frequentate i teatri, luoghi liberi". Parola di inviato ‘in esilio’ dalla tv

di Enrico Mattia Del Punta

PISA

Le storie più straordinarie sono quelle che ci passano a fianco senza che le riconosciamo. È il filo conduttore dello spettacolo di domenica 28 gennaio alle 18 al Teatro Nuovo di Pisa.: "Che ci faccio qui, in scena" del giornalista Domenico Iannacone (nella foto di Stefano Ciccarelli). Il racconto televisivo neorealistico andato in onda su Rai 3, si cala nel teatro di narrazione e trasforma le sue inchieste in uno spazio intimo di riflessione. Iannacone ha costruito nel tempo una lunga carriera, dalla Rai, con Okkupati su Rai 3, inviato di Ballarò e per W l’Italia, poi tra gli autori di Presadiretta. Ma ancora, ‘I dieci comandamenti’ e per ultimo nel 2019 torna a condurre con la striscia Che ci Faccio qui, ora in tour nei teatri d’Italia.

Domenico Iannacone, la domanda sorge spontanea, che ci fa a Pisa?

"Ho deciso di toccare con questo spettacolo teatrale le città di provincia. Questa scelta rappresenta per me una continuazione ideale delle storie minime e defilate che hanno caratterizzato gran parte della mia narrazione televisiva, senza contare che sono nato proprio in provincia".

Un’evoluzione del suo percorso giornalistico, un narratore, ma soprattutto un ascoltatore, come mai ha deciso di portare a teatro la trasmissione?

"Avevo bisogno di spiegare quello che in televisione non riuscivo. In teatro si ribalta la situazione e la parola si mette al centro del palcoscenico, consentendomi di riprendere dei punti e spiegarli sotto altre prospettive. Penso ad esempio agli odori, in televisione non si trasmettono, si tratta di una narrazione che si contamina con tanti generi che si fondono in maniera compiuta: dalla poesia, al giornalismo fino al cinema. Sono stato testimone di tante storie, in televisione si trattava di una documentazione virtuale, l’idea è di riuscire a rompere la quarta parete e accorciare le distanze".

Da Trapani a Palermo fino ai quartieri di Roma? È una fotografia di quella parte del paese che non trova spazio nelle pagine dei quotidiani?

"Esattamente, ho affrontato molti temi senza seguire l’agenda politica, e che oggi sono diventati impellenti per il paese. Come ai tempi di ‘I dieci comandamenti’ dove raccontavo storie sul cambio di sesso sull’identità di genere, e sul sesso assistito per disabili. Cose inizialmente estranee alla narrazione televisiva".

Viviamo una crisi dell’informazione, le persone non hanno più la pazienza e la voglia di ascoltare o leggere una storia?

"È in atto un meccanismo degenerativo che colpisce soprattutto la capacità di approfondimento. Le persone si nutrono solamente dei titoli. Dopo l’avvento dei social, nessuno legge più un articolo. Si è persa l’abitudine a concentrarsi su quello che leggiamo, man mano che arretriamo in questo processo si perde il contatto con la realtà e diventiamo cittadini senza diritti. Perché la lettura e l’approfondimento ci portano ad essere cittadini che sanno comprendere il mondo e quindi proteggere ed esprimere a pieno i diritti".

Un invito ai pisani a vederla a teatro?

"In generale, dico di frequentare i teatri, luoghi dove si può essere veramente liberi e in cui c’è confronto. Io sono, al momento, in un esilio forzato dalla televisione, e ho trovato nel teatro un posto dove ci si può esprimere senza alcuna censura".