"Fresca e genuina. Cibo dei Miracoli"

Il pastificio "Pasta de’ Miracoli" di Pisa punta sulla produzione a chilometro zero per garantire pasta di alta qualità, utilizzando ingredienti locali e macchinari tradizionali. La freschezza e la ruvidezza della pasta sono i punti di forza, con una scadenza massima di cinque giorni. Il pastificio si concentra su una produzione di nicchia per ristoranti locali e ha progetti di coltivare grano esclusivo per la propria produzione.

E’ la produzione a chilometro zero la chiave per una pasta di alta qualità secondo Massimo Rutinelli, proprietario del pastificio pisano "Pasta de’ Miracoli". "E’ fondamentale - spiega - utilizzare farine del territorio e uova fresche. Meglio usare macchinari vecchi perché sono questi a rendere la pasta più ruvida, dandole un aspetto e un sapore casareccio".

Quali le caratteristiche della pasta dei Miracoli?

"Intanto, ha una scadenza massima di cinque giorni, perché non viene pastorizzata. Molti altri pastifici sottopongono la pasta a un processo di precottura, grazie al quale il prodotto può essere messo sottovuoto così da prolungarne i tempi di scadenza fino a quaranta giorni. Ma questo naturalmente incide sul sapore e sulla consistenza...".

Cioè?

"I prodotti pastorizzati sembrano quasi plastificati, quindi assorbono meno liquidi e sapori. La nostra pasta, invece, riesce a trattenere meglio i sughi proprio per il suo carattere ruvido".

Qual è oggi la dimensione del pastificio?

"Il nostro laboratorio potrebbe produrre molto di più, ma abbiamo fatto una scelta ben precisa: puntare su una produzione di nicchia. Oggi i nostri prodotti sono destinati a circa quaranta ristoranti della città".

E per quanto riguarda i formati?

"Si va dai tagliolini, spaghetti, pici, agli gnocchi e ai ripieni. La produzione segue la domanda".

Quali sono i vostri progetti?

"Abbiamo acquistato un’azienda agricola di 55 ettari sul litorale dove inizieremo a produrre grano esclusivo per il pastificio. Per ora, a causa del maltempo, non è stato possibile lavorare i campi per piantare il grano, ma l’idea è proprio quella di iniziare a produrre farine nel nostro terreno che alimentino la produzione a chilometro zero del nostro pastificio".

S.T.