di Saverio Bargagna
Al numero 30 di via Giovanni Bovio, una volta, vi era una vetreria. La drammatica aggressione si consuma di fronte alla serranda ormai abbassata della ex bottega artigiana. Sul marciapiede dissestato, che conduce dal giardino Scotto verso il lungarno Galileo Galilei, il sangue rappreso sulla pietra e quel che resta dei sigilli posti dalle forze dell’ordine indicano l’esatta collocazione della mattanza avvenuta intorno alle 15 di ieri pomeriggio.
L’aggressore ha 25 anni, è originario del fiorentino ed è appena fuggito dallo studio del suo psichiatra. Accompagnato dal padre, fatale è una distrazione. Il babbo si reca in bagno e il giovane scappa dalla porta dello studio. Tutto avviene in pochi attimi: il destino di due famiglie cambia così, per sempre. Il giovane percorre le larghe scale del palazzo e scende giù in strada. Si mette alle spalle il Circolo Agorà e si dirige, di buona lena, verso l’Arno. Un timido sole irrompe in una giornata uggiosa.
E’ qui che il 25enne incrocia la sua inconsapevole vittima. Si tratta di un pensionato 74enne, Pietro Orsini, la cui unica colpa è quella di trovarsi nel posto sbagliato, ovvero a pochi metri da casa, al momento errato. Il giovane lo colpisce con una raffica di pugni poi, quando l’anziano cade a terra, aggiunge calci al volto.
In strada i passanti inorriditi urlano e reclamano aiuto. Ad affacciarsi dal terrazzo c’è anche un 36enne. Scorre la scena come un film dell’orrore e si precipita in strada: "Fermati!". Ma il giovane psichiatrico si rivolta pure contro l’intruso. Lo colpisce con violenza alla testa: il malcapitato perde alcuni denti e gronda sangue. Tuttavia, non molla e segue il 25enne fino a quando non arriva la polizia. Sul posto si riversano tutte le squadre a disposizione della Questura e, in ausilio, anche i carabinieri. Il giovane avverte il sopraggiungere delle sirene e prova a fuggire senza avere ben chiaro come e dove andare ed è ormai accerchiato. Viene preso e arrestato e, su disposizione del Pubblico Ministero di turno, il Pm Giovanni Porpora, viene accompagnato nel reparto di psichiatria dell’ospedale, piantonato dalla polizia in attesa delle ulteriori determinazioni dell’autorità giudiziaria. E’ accusato di tentato omicidio e lesioni gravissime.
Il resto è strazio. Orsini giace immerso in una pozza di sangue. Sul posto arriva un’ambulanza della Pubblica Assistenza con il medico a bordo: non c’è battito. Per 20 minuti, sulla fredda pietra del marciapiede di via Bovio, si consuma una lotta disperata. Il cuore torna a battere, ma un secondo collasso giungerà anche in ospedale. Il pensionato è vivo, ma in condizioni disperate e lotta fra la vita nel reparto di rianimazione. Intanto via Bovio viene chiusa con i sigilli per condurre tutti i rilievi di rito. La polizia scientifica raccoglie le prove, mentre gli agenti ascoltano i primi testimoni. La versione è identica per tutti: i fatti sono tristemente chiari. Un dramma terribile e, purtroppo, poche domande alle quali potersi appellare.