Pisa, 18 agosto 2018 - «Questo è il vostro matrimonio». Don Roberto apre le braccia. Le bare di Alberto Fanfani e Marta Danisi sono appena arrivate, direttamente da Genova. Le sono andate a prendere la madre e la sorella dell’infermiera siciliana, mentre i genitori del 32enne fiorentino aspettano in chiesa. L’attesa è uno «sfilare» di occhiali scuri e di volti rigati dal pianto. Nessuno ci crede. Scuotono la testa i colleghi di Medicina e gli amici pisani che negli anni hanno reso meno amara la lontananza dai paesi di origine. Scuotono la testa e si abbracciano.
IL FUNERALE BIS A FIRENZE PER ALBERTO (clicca qui)
«La loro morte sotto il ponte collassato a Genova non ha senso. Ci lascia con un’infinità di perché, ma senza una risposta che possa dare pace», tuona dall’altare della piccola chiesa delle Piagge dove i due giovani si sarebbero sposati a maggio. «Ho vissuto giorni di angoscia cercando le parole giuste da dirvi – continua il parroco della chiesa dei Santi Jacopo e Filippo, gremita all’inverosimile –. La morte diventa ancora più insopportabile quando strappa delle esistenze tanto giovani e promettenti. Siamo qui riuniti con tante domande irrisolte verso le quali sentiamo solo una voglia di ribellione. Ci piace crederci grandi, pensare di avere infinite possibilità per crescere, poi arrivano tragedie tanto assurde e tutto viene raso al suolo. Marta e Alberto amavano la vita e amavano donarsi al prossimo: per loro il lavoro in ospedale era una missione, donarsi agli altri la normalità. Sono un esempio per tutti. Ci lasciano tanto amore».
Quell'amore che riesce a tenere ancora in piedi le due famiglie: i genitori del giovane medico stretti nella prima panca. Nonostante il fiume di lacrime, riescono a dare conforto e a riceverne dalle tante persone accorse per l’ultimo saluto alla coppia che tutti ricordano per il sorriso genuino. «Avrei dovuto portare mio figlio all’altare, invece mi trovo qui a piangerlo», confessa papà Franco abbracciando gli amici di cui ha sentito a lungo parlare («Ora siete i miei figliocci», si sforza di sorridere) e stringendo la mano al sindaco di Pisa Michele Conti.
«Abbiamo scelto di celebrare i funerali a Pisa perché questa è la città dei nostri ragazzi. Non volevano striscioni né gonfaloni», dice glissando poi sulla polemica esplosa in questi giorni con oltre la metà delle famiglie delle vittime che hanno rifiutato i funerali di Stato per protestare contro quello Stato che si è reso complice di una strage. Una strage che poteva essere evitata. «Non voglio commentare – chiude Fanfani –. Non è il luogo giusto... Abbiamo fatto una scelta personale e intima, organizzando i funerali in Toscana. Domattina (oggi alle 10 nella chiesa di Badia a Ripoli, ndr) celebreremo una seconda messa per gli amici di Firenze».
La rabbia per questa sciagura che cerca un responsabile però affiora già dai messaggi e dai propositi letti dall’altare. «Preghiamo per tutte le vittime innocenti, per i soccorritori, per tutte le forze dell’ordine e per chi ci governa affinché la loro mente sia illuminata. Perché simili disastri non debbano ripetersi mai più». All’augurio si combinano ad incastro le parole dell’arcivescovo di Pisa Benotto che nella sua lettera descrive le «domande inquietanti e prepotenti» che ora tormentano i cuori di chi è rimasto a piangere Marta e Alberto su questa Terra. E le lacrime sono il linguaggio universale con il quale i presenti parlano. I singhiozzi fanno da sottofondo con la musica intonata per l’occasione dal coro di San Jacopo, dai compagni con i quali l’infermiera condivideva la passione per il canto.
La videointervista a padre Roberto Jokanovic, il parroco con il quale i fidanzati avevano concluso a giugno il cammino prematrimoniale. "Persone stuepdene e profonde", dice il sacerdote (LA VIDEOINTERVISTA a questo link).
FUNERALI MARTA IN SICILIA - Anche per Marta, come per Alberto, ci sarà una funzione funebre nella sua terra d'origine, a Messina. L'ultimo saluto si è tenuto sabato pomeriggio alle 16,30 nella Chiesa San Francesco di Sant'Agata di Militello (Messina). A celebrare il rito, il vescovo di Patti, Monsignor Guglielmo Giombanco; quindi l'ultimo viaggio verso il cimitero del paese, vicino al papà Antonino, morto quando lei aveva 10 anni, per un grave male. "Sono sconvolto e addolorato per la tragedia che ha colpito una nostra compaesana e il suo fidanzato", afferma il sindaco Bruno Mancuso che esprime, "a nome di tutta la comunità santagatese, profondo cordoglio e vicinanza ai familiari per questo grande dolore e incolmabile vuoto che li ha colpiti". Sospese in segno di lutto le manifestazioni dell'estate santagatese.