
I funerali di Gabriele Maltinti
Pisa, 31 agosto 2017 - LE MAGLIE della Freccia Azzurra e della Scintilla Pisa Est firmate dai compagni e adagiate sulla bara. Il cartellone appoggiato all’altare con le foto che raccontano i tanti attimi spensierati vissuti con gli amici. Quelle «pallette imprendibili» e quelle «alzate alla Giannelli» nei pomeriggi al bagno Lomi passati a giocare a pallavolo, le infinite partite di briscola. Le note di Rocky Balboa e Marco Mengoni ad accompagnare l’uscita e il corteo verso il cimitero. Il sorriso e le fossette «di cui andavi tanto orgoglioso». E quella rosa rossa nelle mani della fidanzatina, la stessa che in piedi all’ambone ha saputo dire grazie, pur nel dolore. «Grazie per quel paradiso che io ho conosciuto prima di te».
L’ULTIMO addio ieri pomeriggio a Gabriele Maltinti – 17 anni, studente del Pacinotti, deceduto domenica sulla strada di Coltano mentre era in sella al proprio scooter – è stato un caldo abbraccio di musica e colori. Una chiesa – quella di Putignano – colma di occhi smarriti e mani intrecciate. «You’ll never walk alone» come impresso in uno degli striscioni sul sagrato. Per mamma Simona e papà Roberto, maresciallo delle Fiamme Gialle (presenti con i vertici, il generale della Toscana Michele Carbone, il colonnello Giancarlo Franzese di Pisa e il capitano Antonio Cinquesanti, il cappellano regionale che ha concelebrato le esequie e tanti colleghi) uno strazio incolmabile, vissuto con dignità e compostezza, fianco a fianco con l’altra figlia Giulia, i nonni, gli zii e i cugini. Un ‘arrivederci’ nella stessa chiesa in cui Roberto e Simona si sono detti sì 24 anni fa e dove Gabriele è stato battezzato. «Perché a lui, perché così, perché ora», domande sospese «in un momento buio». Parole che il parroco don Andrea Antonelli ha voluto leggere, spezzato anche lui dallo stesso dolore della famiglia tanto da dichiararsi incapace di parlare liberamente. Parole pronunciate «più col cuore che con la fede». «Perché la perdita di un figlio è inspiegabile e incolmabile. Chi perde un genitore è orfano, chi un marito o una moglie è vedovo. Ma non esiste nel vocabolario una parola per chi è costretto a dire addio ad un figlio. Anche la lingua italiana tace». «Gabriele sta’ vicino ai tuoi genitori da lassù – così il cappellano della Guardia di Finanza –, fa’ sentire ancora alla tua mamma quel pizzicotto che eri solito darle». E rivolgendosi alla sorella Giulia: «Hai il compito più difficile, adesso. Ma so che saprai fartene carico».
«GABRI, vogliamo ricordarti per il tuo sorriso e con il sorriso», questo il messaggio degli amici a fine messa, prima del lancio dei palloncini bianchi e colorati fuori dalla chiesa e della musica, «la nostra musica Gabri, quela della radio che avevamo fondato». «Vogliamo ricordarti con i tanti momenti belli che abbiamo passato insieme. Abbiamo sempre ammirato la tua costanza: a scuola, nel calcio, nella palestra». Costanza anche nell’amicizia: «Ti accorgevi sempre se qualcuno di noi aveva qualcosa che non andava ed eri sempre il primo ad avvicinarsi. Sarai sempre con noi, i ricordi ci aiuteranno. Ti salutiamo così, come sempre, come ogni volta. Bona Gabri. Ci si».