ILARIA VALLERINI
Cronaca

Gamba amputata dopo l’incidente in moto: “Finisco il giro interrotto 10 anni fa”

Una storia di forza, coraggio e resilienza. Alessio Bottaini, 38 anni, assistente sociale fu travolto da un’auto nella zona di Empoli. Ora con la protesi in bici partirà da Careggi, dove lo salvarono, per arrivare alla sua Calci

Alessio Bottaini, 38 anni, calcesano doc. Con la sua bici e la sua protesi

Alessio Bottaini, 38 anni, calcesano doc. Con la sua bici e la sua protesi

Calci (Pisa), 28 agosto 2024 – «I medici mi hanno salvato la vita. Questa è un’altra occasione«. Alessio Bottaini, assistente sociale di 38 anni, pedalerà dall’ospedale di Careggi a Firenze – con sosta a San Miniato – per poi raggiungere la sua Calci a dieci anni dall’incidente stradale che gli costò una gamba. «Il 31 agosto 2004 sarei dovuto partire in moto per un viaggio con gli amici. A Empoli un’auto mi tagliò la strada e mi ritrovai a terra con un piede sfracellato. Fui trasportato d’urgenza con il Pegaso al Careggi perché avevo un’emorragia interna. Riportai l’amputazione di una gamba e la splenectomia». Il ‘ GiroBòtta’, com’è stata chiamata la biciclettata che partirà dal nosocomio fiorentino il 30 agosto alle 16.30 con arrivo al parco della Fonderia a Calci il 31 agosto intorno alle 12, «è nata dalla voglia di fare un viaggio con gli amici a dieci anni dall’incidente. In un certo senso sarà come recuperare il viaggio che saltò al tempo, anche se questa volta saliremo in sella alla bici. Prima dell’incidente non ero mai stato un tipo sportivo, ma le cose cambiano - racconta il calcesano -. La protesi mi ha dato la possibilità di giocare a pallavolo e poi di andare in bici, una passione che non avevo mai coltivato prima».

«Mi farebbe piacere rincontrare i medici che mi salvarono la vita quel giorno - aggiunge il 38enne - e scattare una foto insieme a loro ai ‘nastri di partenza’ del giro. Partire dal Careggi ha un significato profondo per me: vorrei mettere in luce l’importanza di mantenere e migliorare un Servizio Sanitario Nazionale di eccellenza come il nostro e fondamentale per tutti i cittadini».

Bottaini sottolinea che questa non è un’iniziativa organizzata «per evidenziare il fatto che possa essere un esempio per molti o per portare avanti la retorica del ‘se ti impegni ce la fai’ – spiega –. In realtà questo viaggio in bici ha la pretesa di dimostrare metaforicamente proprio il contrario: alla tossicità del voler eccellere ad ogni costo, allo sgomitare per arrivare primi, all’ossessione per la performance, al prevaricare i più fragili pur di far carriera, noi ‘girobottiani’ rivendichiamo il sacrosanto diritto alla mediocrità atletica e al ‘fare schifo’ quando ci pare in tutti gli ambiti della vita». «Molto spesso dopo tre passi avanti bisogna accettare la frustrazione di tornare tre passi indietro - continua -. E’ per questo che ho sempre preferito di gran lunga chi perde. Fa sentire meno soli ed è un ottimo esercizio collettivo per gestire la frustrazione. Per conoscere i propri limiti ed imparare dagli altri, magari seguendo il naturale decorso delle cose, a volte bisogna prendere strade davvero tortuose. Ma ne vale quasi sempre la pena».