
Un colpo di pistola. Alla tempia. È il 23 luglio 1993. Quasi trent’anni fa. Fa caldo quando quel colpo di pistola squarcia il risveglio sonnolento di Milano. Raul Gardini, era un adulto che sognava da ragazzino, era un maschio, ma quella mascolinità decisionista e potente che aveva ereditato non funzionava più, stava perdendo fascino, era stata ridicolizzata. Oltre lo scandalo, le inchieste, il fallimento, oltre l’impossibilità di affrontare il carcere, forse la sua solitudine, la notte prima del suicidio, era anche quella di un uomo che intorno a sé non vedeva più niente che gli somigliasse. Visionario abbastanza da capire che non era solo la fine per lui, ma per quelli come lui. Nel momento in cui tutt’intorno sembrava crollare. Come in una tempesta perfetta.
Raul Gardini era, appunto, un visionario. Il ‘contadino’ che voleva affrancare l’Italia dalla dipendenza energetica degli altri Paesi. Sognava in grande. Viveva in grande. Elena Stancanelli, giornalista e scrittrice, nel libro "Il tuffatore" (La nave di Teseo) ne ricostruisce, in maniera dettagliata, la storia della sua ascesa ai vertici della Montedison e poi della sua caduta. Un libro molto documentato che la giornalista e scrittrice fiorentina presenterà domani alle 18 durante la rassegna, "Scrittori in Borgo", promossa dalla libreria La Ghibellina nel giardino de La Nunziatina, nell’ambito dello spazio Vite Narrate curato dal giornalista e scrittore pisano Tommaso Strambi.
Ne "Il tuffatore" Elena Stancanelli ricostruisce, passo dopo passo, il clima politico degli anni Ottanta e dell’inizio degli anni Novanta (Gardini si suicida nel luglio 1993) e insieme la formazione della scrittrice avvenuta in quel periodo. La figura di Gardini, nato a Ravenna nel 1933, si ammanta di leggenda: è un uomo che ama le sfide sportive ed economiche, un giocatore, un cacciatore, un tuffatore, uno spirito inquieto. Con il matrimonio con Idina e poi con la morte del suocero, diventa il capo del gruppo Ferruzzi. Non si ferma mai, Gardini, al centro dei suoi interessi c’è l’innovazione tecnologica, il desiderio di rendere il mondo un posto migliore. Nella lettura che Stancanelli dà del suo suicidio c’è anche la percezione della fine di un mondo e di una mentalità, la sensazione di una sconfitta definitiva.