MARIO ALBERTO FERRARI
Cronaca

Gimcana centro-Cisanello. Tra ‘rossi’, code e deviazioni

Il nostro test in orario ‘morto’ (per non rimanere intrappolati anche noi): 40 minuti andata e ritorno da Piazza Santa Caterina in un percorso ad ostacoli e a singhiozzo. Ma siamo fortunati .

Il nostro test in orario ‘morto’ (per non rimanere intrappolati anche noi): 40 minuti andata e ritorno da Piazza Santa Caterina in un percorso ad ostacoli e a singhiozzo. Ma siamo fortunati .

Il nostro test in orario ‘morto’ (per non rimanere intrappolati anche noi): 40 minuti andata e ritorno da Piazza Santa Caterina in un percorso ad ostacoli e a singhiozzo. Ma siamo fortunati .

di Mario FerrariPISASono le 16:43, ben prima dell’ora da bollino rosso del traffico cittadino quando, occhi puntati sull’orologio della stazione centrale di Pisa, partiamo per verificare quanto, realmente, impatti la chiusura di via Matteucci dopo la voragine apertasi lunedì 3 marzo e per la quale la strada resterà chiusa almeno un mese. Del viaggio abbiamo solo tre certezze: l’orario di partenza, da dove si parte e dove si arriva ossia Stazione Centrale e Pronto Soccorso di Cisanello, il resto è tutto buio. Impostiamo il navigatore: "12 minuti" ma la scritta è di colore è rosso, avvisa che durante il tragitto troveremo traffico. Ed è rosso anche il semaforo che ci blocca dopo neanche 5 secondi e che non sarà neanche l’ultimo. Per non sottrarre troppo tempo al lavoro della redazione, abbiamo scelto un orario non di punta. Infatti, tolto il fisiologico numero di macchine sulla salita in direzione San Giusto, le strade sono abbastanza silenziose da farci sentire le voci, in varie lingue che si parlano nel quartiere stazione. A piazza Guerrazzi ci ricordiamo che, comunque, Pisa ha quasi 100mila abitanti: dobbiamo aspettare almeno un minutino prima di inserirci. Loricordiamo ancora meglio quando, per tutta la salita di via da Sangallo, procediamo a passo d’uomo. Il ponte della Vittoria è stranamente sgombro, ma chi va nella direzione opposta alla nostra ha il tutto il tempo di contare le persone che passano: la fila è totalmente bloccata. Passiamo accanto ai vigili del fuoco e iniziano i cartelli gialli (e alcuni ciclisti, fuori dalla pista ciclabile) ai lati della strada: siamo in via Matteucci e la cartellonistica ci dice che, a breve, dovremo trovare un percorso alternativo. Sembra l’ora di pranzo di domenica per lo scarso numero di macchine in giro, ampiamente superate da pedoni e ciclisti, invece sono le 16:49 di giovedì. Ovviamente, all’incrocio con via Rosellini, inchiodiamo al semaforo rosso. Alla rotonda davanti alla MediaWorld, anziché andar dritto, siamo obbligati a svoltare a sinistra. E siamo anche obbligati a fermarci per il terzo semaforo rosso: poco male dato che il passeggero posteriore della macchina davanti a noi è un cane Bobtail che ricorda il Colonnello della Carica del 101, e lo osserviamo divertiti alitare sul lunotto finché non ci illumina la luce verde e ripartiamo. All’altezza della Coop l’altra corsia è paralizzata e noi, guardandola dal quarto semaforo rosso, ci illudiamo di quanto siamo fortunati...Il sollievo, però, dura poco... Tutto prosegue senza troppe interruzioni (dossi a parte) fino a via Bargagna: alla rotonda incontriamo i pendolari che arrivano dalla Fipili, ed è scontro per passare. La spuntiamo noi, ma non c’è neanche il tempo di festeggiare: semaforo rosso, l’ultimo? Poi arriviamo spediti a destinazione. Tempo di percorrenza, 20 minuti e 10 secondi. Bene ma non benissimo. Torniamo indietro alla volta della redazione e il karma di aver deriso le persone in coda nelle altre corsie, si prepara a farcela pagare. Decidiamo di percorrere la strada del Cnr e, dopo una fila iniziale che si dirada velocemente quando ci avviciniamo a Ghezzano, restiamo letteralmente bloccati dall’ingresso del complesso a finestre nere cerchiate fino a via di Pratale: 21 minuti. Abbiamo il tempo di guardarci intorno e osservare i ciliegi che iniziano a fiorire e colorano di rosa un panorama che, tolti i cipressi e l’aiuola a lato della strada, è desolatamente urbano. Passato l’arco di via di Pratale sembra di rientrare nella quiete e, tolte un po’ di scosse per le radici dei pini, tutto procede tranquillo fino in piazza Santa Caterina, dove riusciamo anche a ritrovare il parcheggio che, un’oretta prima, avevamo liberato. Un colpo di fortuna che capitano una volta nella vita e che abbiamo bruciato per un esperimento.