
Tribunale (foto d'archivio)
Pisa 29 gennaio 2016 - E’ stato condannato per peculato il chirurgo dell’ospedale di Cisanello finito, nell’ottobre del 2014, al centro di una vicenda che aveva eccitato la morbosità delle cronache, perché collegata a giochi erotici con strumenti chirurgici. Fatti privatissimi che avevano però avuto un forte risalto. Nell’abitazione del medico sono stati rinvenuti alcuni ferri comunemente impiegati per micro-operazioni al naso e, dalle indagini, risultati di proprietà dell’Azienda ospedaliera pisana; un fatto che, per la Procura, è stato sufficiente per formulare, a carico dell’uomo, un’imputazione per peculato.
Con la stessa accusa, era stata coinvolta nel processo, anche la compagna del medico, tecnico radiologo di Livorno, ma poi la sua posizione è stata archiviata, perché ritenuta estranea al fatto. Il materiale chirurgico è stato ritrovato in una borsa nell’abitazione dell’uomo, al quale si era risaliti dopo una perquisizione ordinata dalla Procura. In un primo momento, si era ipotizzato un reato di violenza, subito dopo escluso grazie all’ammissione della donna che aveva dichiarato agli investigatori di essersi sottoposta in modo consenziente alla pratica di quei giochi erotici.
Il caso, che aveva fatto gridare allo scandalo in corsia, era esploso dopo che l’inserviente di una lavanderia di Ponsacco aveva trovato, in un camice, una penna usb. L’uomo ha raccontato di aver curiosato fra i contenuti della chiavetta per risalire al proprietario del piccolo archivio digitale. Da qui, l’allarme e la consegna ai carabinieri del dispositivo elettronico, all’interno del quale c’erano decine di scatti scabrosi. Fra le foto, anche quelle del volto tumefatto della donna, che si era da poco sottoposta a un intervento di chirurgia estetica.
Scatti che, dall’inserviente, sarebbero stati interpretati come prove vive di violenza sulla donna, inducendolo, qualche tempo dopo, a consegnare il materiale ai carabinieri. Da qui, sono scattate le indagini per risalire al proprietario della chiavetta Usb e le perquisizioni nell’abitazione. La donna, ascoltata dai carabinieri, chiariva subito: «Nessuna violenza, solo voglia di stare insieme e divertirsi». Escluso il reato di violenza sessuale – i giochi erotici restano a margine della vicenda investendo la sfera privata della coppia – il processo a carico del medico e del radiologo si è concentrato sull’accusa per entrambi di peculato. La vicenda si è ora conclusa con una condanna per l’uomo, per aver detenuto in privato strumenti chirurgici dell’ente pubblico per cui lavorava, e con l’archiviazione della posizione della donna.