"Una prima tappa importante per fare luce sulla vicenda". I genitori di Tiziano Celoni, Tito e Fiorella, commentano la terza condanna sulla morte del loro figlio. Il 27enne, originario di Viterbo, parà in fermo permanente alla Gamerra di Pisa, fu trovato agonizzante sulla sua branda 7 anni fa, era il 10 novembre 2017. "Era il suo obiettivo fin da piccolo", spiega Tito Celoni, "quello di fare il militare, non un ripiego". Un decesso in caserma che ricorda quello di Emanuele Scieri avvenuto nel lontano 1999. "Due drammi", aggiunge la madre di Tiziano, Fiorella Nenci.
Secondo la Procura (pm Sisto Restuccia) tre commilitoni non aiutarono Tiziano quando stava male. Mercoledì Fabio Tirrito (difeso dagli avvocati Francesca Baregi e Gabriella Cirillo), il più anziano e più alto in grado, accusato di omicidio colposo, è stato condannato a un anno e tre mesi (pena sospesa), 200mila euro di provvisionale per la famiglia. Augusto Simeoni e Alessio Fracassi, di Livorno, (tutelati dai legali Isabella Martini e Francesca Anedda) - il procedimento per omissione di soccorso è pendente in appello - sono stati condannati in abbreviato a 8 mesi (pena sospesa) e 20mila euro di provvisionale per ciascuna parte civile nel 2022.
Il giovane, quella notte, sarebbe rimasto fuori con Tirrito il quale, intorno alle 7, avrebbe chiamato Fracassi e Simeoni che lo aiutarono a portarlo dentro lasciandolo sulla branda. Poi se ne andarono. Prima delle 13.30 fu Fracassi a trovare Celoni già gravissimo. Quindi la morte."Una terza condanna per noi molto importante, anche se ancora dovrà essere fatta chiarezza su altre circostanze e responsabilità. Sappiamo che Tiziano è deceduto all’interno di una caserma, dove si trova peraltro un importante Centro Sanitario. Abbiamo i vocali di nostro figlio e fino a tarda notte stava bene. Pertanto, siamo ancora in attesa di capire cosa sia successo veramente e cosa sia accaduto all’interno della caserma, dalle 7,30 alle 13,30, dove Tiziano doveva espletare le sue attività di servizio sino alle 12,30. Permangono seri dubbi sul perché non siano intervenuti i medici del servizio sanitario posto all’interno della stessa", raccontano i genitori seguiti dai penalisti Max Giordano Marescalchi e dalla collega Muriel Petrucci. "Da mamma – aggiunge Fiorella – posso dire di avere “affidato” il nostro (unico) figlio all’Esercito Italiano (Mamma Esercito), un ragazzo brillante, in piena salute e con tanta voglia di vivere che ci è stato “riconsegnato” su una lastra di marmo, in una camera dell’obitorio, senza ricevere una risposta da parte di chi era in dovere di darci delle spiegazioni".
Antonia Casini