Giovani pigri Mito sfatato . Il 54% lavora già al liceo

L’indagine condotta da Skuola.net ed Elis ha messo in luce l’impegno degli under 20 e la loro mentalità imprenditoriale che prende le distanze dal passato .

Giovani pigri Mito sfatato . Il 54% lavora già al liceo

Foto d’archivio

Bisogna sfatare il “falso mito” secondo cui i ragazzi di oggi non si mettono mai in gioco. In tanti si danno da fare già dal periodo della scuola, con 1 su 10 che punta su “lavoretti” digitali, spesso provando a trasformarli nella propria attività principale per il futuro. Stai sempre sul telefonino: quante volte gli adulti rimproverano i figli in questo modo. Ma sono proprio quelle ore passate sui social che, senza negare gli effetti negativi che possono avere, stanno portando in maniera massiva ai giovani una certa aspirazione imprenditoriale ed economica.

A segnalare questa proattività così diffusa nella Generazione Z è la ricerca “Dopo il diploma” realizzata da Skuola.net in collaborazione con Elis - realtà no profit che forma persone al lavoro - intervistando 2.560 alunni delle scuole superiori.

Uno sforzo, quello degli studenti-lavoratori, che peraltro spesso e volentieri si sviluppa durante tutto l’anno. In quel 54% che dice di dedicarsi a qualche tipo di attività retribuita mentre è impegnato con gli studi, un’ampia porzione (23%, poco meno della metà) parla di lavori che si svolgono anche nei mesi di scuola. I più volenterosi, su questo terreno, appaiono i maschi. Visto che, tra i ragazzi la quota di studenti-lavoratori sale al 61%. Tra le ragazze ci si ferma al 51%, dato comunque rilevante.

Inoltre, c’è da sottolineare come il darsi da fare non sia dettato tanto dalla necessità quanto dalla voglia specifica di “sporcarsi le mani” o di rendersi un minimo indipendenti. Perché l’indagine ha anche osservato il comportamento dei giovani a seconda della famiglia di provenienza. E passando da chi è più benestante a chi lo è meno, la propensione al lavoro subisce scostamenti minimi: tra i più agiati è del 54%mentre tra i più “umili” è del 57%.

Più prevedibile, semmai, è il tipo di attività svolte. Quasi tutti - 9 su 10 - si dedicano ai classici “lavoretti”: cameriere, fattorino, rider, babysitter, istruttore, tutor di ripetizioni. Ma non è da trascurare quel 10% - che tra i maschi sale al 15% - che intraprende lavori innovativi, sfruttando un computer o uno smartphone e aprendosi al mondo digitale. I più diffusi sembrano essere quelli legati al settore finanza (trading online, gestione criptovalute, ecc.), seguiti a poca distanza dai servizi online (sviluppo di App e siti web, cybersicurezza, big data, ecc.) e dall’e-commerce (compravendita di beni e servizi).

Proprio questi ultimi - i lavoratori digitali “in erba” - portano con sé un ulteriore spunto di interesse: quasi la metà di loro (49%) non esclude che tale attività, se dovesse ingranare, possa diventare l’occupazione principale dopo la scuola. Inoltre tra tutti gli intervistati appena 1 su 5 dice che una volta completato il periodo di studi punterà sulla sicurezza del “posto fisso”. Ma se dal calcolo escludiamo un 33% che ancora non si è proiettato al futuro, si intuisce un netto cambio di rotta nella mentalità delle nuove generazioni: quasi 1 su 4 - il 23% - sogna di diventare un imprenditore, provando a sviluppare una propria idea. Ma non solo, tra questi Elon Musk in erba ben 2 su 3 pensano di aver già in mente l’intuizione giusta.