ILARIA VALLERINI
Cronaca

Giù le serrande. In 12 anni persi 254 esercizi

Emblematica fotografia della situazione attuale del commercio al dettaglio, con attenzione sulla zona del centro storico e le vie principali.

Emblematica fotografia della situazione attuale del commercio al dettaglio, con attenzione sulla zona del centro storico e le vie principali.

Emblematica fotografia della situazione attuale del commercio al dettaglio, con attenzione sulla zona del centro storico e le vie principali.

Qua e là nel centro storico ci sono ancora le vecchie insegne mai sostituite. Buone per un regista che sceglie Pisa per girare un film dalle tinte rétro. I souvenir acchiappa turisti hanno rimpiazzato i vecchi alimentari di quartiere, borse e zainetti di pelle hanno conquistato la lavasecco. In cartoleria ora vengono serviti taglieri di salumi e formaggi accompagnati da un calice di rosso toscano. La geografia del tessuto commerciale pisano ha cambiato pelle. Sono 254 i negozi al dettaglio chiusi a Pisa negli ultimi 12 anni, il 20% in meno rispetto al 2012, con una media di 22 attività perse ogni anno, mentre la flessione è più contenuta per quanto riguarda le attività del centro storico, che segna 18 attività in meno dal 2012. Una delle ultime ad aver chiuso i battenti lo scorso gennaio è l’armeria Cellai, dopo 111 anni di attività, ma la lista è lunga.

La concorrenza delle grandi catene, l’e-commerce e le crisi economiche, hanno cambiato la faccia del centro storico di Pisa, dove gradualmente i negozi di una volta sono spariti lasciando il posto, se non sono sfitti, alle grandi catene, ma anche a ristoranti, bar, negozi di souvenir. Il quadro emerso dalla decima edizione dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa delle città italiane realizzato a livello nazionale da Confcommercio con il contributo del Centro studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne confermano, inoltre, il calo delle attività ambulanti (- 16% dal 2012 al 2024), soffre la media e grande distribuzione (- 50%), insieme a negozi di tessili, prodotti per la casa e ferramenta (- 41%), mentre sono quasi raddoppiati gli alberghi e servizi di alloggio (+ 88%), pur con marcate differenza tra alberghi (che si mantengono stabili) e altre forme di alloggio, come case per vacanze, bed and breakfast e residence. Tiene la ristorazione, che vede il 10% delle attività in più rispetto al 2012, mentre soffrono i bar, calati del 22% sull’intero territorio comunale negli ultimi 10 anni.

"Questi numeri ci mostrano purtroppo come la desertificazione commerciale stia continuando implacabilmente a rappresentare un elemento di depauperamento economico e sociale dei centri urbani" afferma il direttore generale di Confcommercio Provincia di Pisa Federico Pieragnoli. "Un fenomeno che va contrastato, anche con progetti di riqualificazione urbana che consentano di mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività. Ovviamente la sola riqualificazione non può essere sufficiente se non accompagnata da concrete politiche di sostegno e valorizzazione dei negozi, con particolare attenzione ai negozi storici.

Parliamo di interventi puntuali e ormai non più rinviabili come la deducibilità sui costi di affitto, abbattimento delle aliquote fiscali, drastica riduzione delle imposte locali, come Imu, Tari, Cosap, oltre a incentivi per le nuove aperture e sgravi per quelle esistenti, sostegni per l’imprenditoria giovanile e le imprese femminili".