"Dare questo premio a Giuseppe Meucci non vuol dire metterlo sul piedistallo ma è chiedere la cortesia di dar voce alle tante persone che vogliono dirgli grazie. Per il modo con cui ha vissuto il suo essere primario e tuttora il suo essere medico, mettendo sempre al centro il paziente. Un medico, che va detto, che ha scelto di non svolgere la libera professione. Un uomo sempre in ascolto, anche nel tessuto ecclesiale, catechista e tra i primi ministri straordinari della nostra Diocesi. Un servitore dell’altro e del bene comune". Queste le motivazioni – lette da don Federico Franchi e scritte insieme a don Carlo Capinotti – che danno sostanza al premio "L’asino che raglia 2024", riconoscimento alla sua 16° edizione ideato dallo Studio Falorni. Una scultura in ceramica (realizzata dallo scultore Luca Verdigi) che è diventata simbolo e provocazione insieme. Il dottor Giuseppe Meucci, classe 1952, cascinese di origine e pisano d’adozione, neurologo, ha lavorato nell’ospedale di Pisa, a Pontedera, a Piombino, ed infine a Livorno, per 18 anni, con il ruolo di primario. Fondatore della sezione Aism di Pisa, è in pensione da tre anni, è membro del consiglio della Fondazione Maffi – impegno a cui si dedica con disponibilità e attenzione - e vicepresidente dell’associazione Amici della Maffi, padre di due figli, marito di Grazia ("anche lei un’asina, che raglia") a cui ha dedicato il premio. "Una persona scomoda. Umile, proiettata sull’altro, espressione di quella coerenza professionale e di prossimità che ti induce a chiederti… io sono uguale?": queste le parole di Franco Falorni in apertura di cerimonia che si è svolta all’Auditorium Toniolo dell’Opera della Primaziale. Il dottor Meucci ha ricevuto il premio dalle mani dell’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto che ha sottolineato il "bisogno" di attenzione alla persona e di riflessione, unica via per contrastare la frammentazione, il conflitto, che nasce dall’egoismo di una società affaristica a cui poco interessano le relazioni autentiche. Con uno sguardo anche alla città: "A Pisa sono cresciute luminarie, presepi, alberi ma stento a vedere in tutte queste cose Gesù". Presente in collegamento anche il rettore dell’università di Pisa, Riccardo Zucchi, che ha proposto una serie di riflessioni intorno al tema "Oggi, per un medico, l’ascolto è tempo di cura?". Un concetto che Giuseppe Meucci ha applicato e vissuto: "il tempo della comunicazione medico-paziente - intesa come parola, ascolto, sguardo, mano nella mano - è assolutamente tempo di cura". Un uomo di idee ("spesso più idee che modi per realizzarle: a Pisa si dice ‘Avé’ più bui ‘he cavicchi’…"), tessitore di dialogo e ponti, pronto a ragliare quando c’è bisogno. Ad essere lanciato durante la cerimonia è stato anche il progetto della dottoressa Ilaria Moneta, pediatra pisana che ha lasciato il ‘posto fisso’ per impegnarsi in Congo dove ha fondato l’associazione "Home for street children" (www.homeforthechildrenstreet.it), centro di accoglienza e recupero di bambini di strada. La presidente dell’associazione Amici della Maffi, Elisabetta Marchetti, ha consegnato un primo piccolo sostegno economico.Francesca Bianchi
CronacaGiuseppe Meucci premiato con "L'asino che raglia 2024" per il suo impegno medico a Pisa