Guerra e fake news: "Bisogna superare la polarizzazione"

Il professor Marzano indaga il conflitto nel suo libro

Guerra e fake news: "Bisogna superare la polarizzazione"

Sopra gli israeliani che scappano nei bunker Mobilitazione degli studenti lo scorso maggio a favore della Palestina

Immaginatevi la guerra in Medio Oriente come una matriosca di narrazioni. C’è il conflitto reale fatto di morti, ostaggi e distruzione e poi c’è un conflitto virtuale, che sul web vede contrapposti i sostenitori di Israele e quelli pro Palestina. Le fake news abbondano e la storia di questo conflitto è continuamente sottoposta a falsificazioni e strumentalizzazioni. In questo quadro, nasce "l’urgenza" di fare "fact checking" decostruendo i "falsi miti" più ricorrenti.

E’ questo il tentativo alla base del libro "Questa terra è nostra da sempre. Israele e Palestina" (Laterza Editore; 2024) scritto da Arturo Marzano, professore associato di Storia e istituzioni dell’Asia all’Università di Pisa.

Professore, come nasce questo libro?

"Ho sentito l’urgenza di scriverlo a un mese dall’attacco di Hamas contro Israele dello scorso 7 ottobre con l’obiettivo di uscire dalla polarizzazione che si era già andata creando tra filo-israeliani e filo-palestinesi. Questo scritto intende andare al di là delle tifoserie e indagare torti e ragioni da entrambe le parti. Coesistono due diritti fondamentali: il diritto sia del popolo israeliano sia di quello palestinese all’autodeterminazione, il che vuol dire il diritto di Israele a esistere e quello dei palestinesi ad avere uno Stato proprio. Il 7 ottobre è stato un atto terroristico compiuto da Hamas. Lo Stato ebraico ha quindi il diritto di difendersi ma la sua legittima difesa deve essere proporzionata restando entro i limiti imposti dal diritto internazionale umanitario. Questo libro ambisce a fornire degli strumenti utili a comprendere la realtà complessa del conflitto andando oltre gli schematismi".

Com’è strutturato?

"In ciascuno dei dieci capitoli ho provato a decostruire alcune “vulgate“ ritenute autentiche dall’opinione pubblica, ma errate storicamente".

Può farci un esempio?

"Certo. Nel capitolo ’Sionisti, "nuovi nazisti"’, tento di decostruire questa vulgata. Il paragone, estremamente errato, emerge per la prima volta agli inizi degli anni ’70 secondo una lettura che rappresentava l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) come parte del vasto fronte anti-imperialista. E’ nel contesto europeo, e in particolare italiano, che i palestinesi vennero accostati ai partigiani e, pertanto, gli israeliani ai nazisti. Un paragone che continua ad essere utilizzato e che non solo è del tutto infondato storicamente, ma allontana dalla comprensione della complessità di un conflitto che vede torti e ragioni intrecciarsi".

Nel libro affronta un altro luogo comune legato al fatto che non si sia mai raggiunto un accordo di pace perché arabi e palestinesi avrebbero sempre rifiutato le proposte di Israele...

"Sì, nel libro sottolineo come questo assunto sia falso, facendo riferimento all’assenza di reali proposte di pace israeliane al termine della Guerra dei sei giorni nel 1967, ma anche all’offerta di Ehud Barak negli anni 2000, considerata la migliore di Israele all’Olp, ma che in realtà non rispondeva alle richieste minime dei palestinesi, come peraltro previsto dalla Risoluzione n. 242 adottata dalle Nazione Unite nel ‘67".

Qual è il messaggio rivolto ai lettori?

"In questo libro invito a superare le contrapposizioni nette perché allontanano dal raggiungimento della pace. La storia di israeliani e palestinesi è talmente intrecciata che Israele e la Palestina possono prosperare insieme o fallire insieme. Sostenere Israele significa sostenere anche la Palestina e viceversa, perché il baratro in cui versa Gaza è il baratro in cui sta sprofondando anche Israele, un paese sempre più diviso, insicuro, e in crisi".

Ilaria Vallerini