REDAZIONE PISA

I conti con la storia. Affreschi rovinati nel bombardamento. Un nuovo recupero

Tecnologie d’avanguardia per riportare allo splendore ‘La Crocifissione’ "Ora un’altra sfida: ricollocare l’affresco di Traini in Camposanto".

Tecnologie d’avanguardia per riportare allo splendore ‘La Crocifissione’ "Ora un’altra sfida: ricollocare l’affresco di Traini in Camposanto".

Tecnologie d’avanguardia per riportare allo splendore ‘La Crocifissione’ "Ora un’altra sfida: ricollocare l’affresco di Traini in Camposanto".

Presentata ieri nei Laboratori di restauro di Campaldo di Pisa dall’Opera della Primaziale Pisana la Crocifissione di Francesco Traini, un affresco monumentale di 6,5 metri per 5, riportato al suo splendore dopo quasi un anno di lavoro. "Ora inizia una fase delicata: il trasporto dell’affresco al Camposanto Monumentale", hanno spiegato Manuel Rossi, responsabile del Patrimonio Artistico e Archivio dell’Opera della Primaziale, Roberto Cela, direttore tecnico, e Stefano Lupo, responsabile del settore di restauro pittorico. L’operazione sarà complessa: "L’affresco – spiegano i responsabili del restauro – dovrà essere sistemato su un telo riscaldato, che eviterà la formazione di condensa sulla superficie pittorica e montato su un paramento murario".

A seguito dell’incendio del 1944, l’affresco e la sinopia furono distaccati nel 1955 e suddivisi rispettivamente in diciotto e otto pannelli, riportati su telai di eternit nel 1960. Dopo un lungo e laborioso restauro eseguito dalle maestranze dell’Opera Primaziale Pisana, la scena è stata ricollocata nel settembre 2005.

La Crocifissione di Francesco Traini presentata ieri, opera realizzata tra il 1330 e il 1335 insieme al ciclo delle Storie postmortem di Cristo, segnò l’inizio dei lavori di decorazione pittorica del Camposanto.

"Nel 2009 – ha spiegato il presidente dell’Opera della Primaziale, Andrea Maestrelli – abbiamo avviato un’innovativa fase di restauro, sotto la supervisione di un comitato scientifico presieduto da Antonio Paolucci, con un gruppo di restauratori guidati da Gianluigi Colalucci e Carlo Giantomassi. È stato un lavoro importante, anche per le innovazioni introdotte: pareti contro-riscaldate per impedire l’effetto condensa e l’uso di batteri addestrati in vitro dal microbiologo Giancarlo Ranalli per ‘mangiare’ le colle animali e le vernici che ricoprivano gli affreschi dal dopoguerra".

Enrico Mattia Del Punta