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"I fiumi portano la plastica in mare. Ecco le barriere cattura rifiuti"

Marco Bottino presidente Anbi Toscana associazione regionale dei Consorzi di Bonifica "Faremo un monitoraggio per individuare le aree dove installare questi impianti".

"I fiumi portano la plastica in mare. Ecco le barriere cattura rifiuti"

È stimato che circa l’80% della plastica che finisce in mare arriva proprio dai corsi fluviali. Proprio partendo da questo dato che i Consorzi della Bonifica della Toscana hanno messo in campo progetti per combattere l’abbandono dei rifiuti nei fiumi e per promuoverne la raccolta. Se ne è parlato a Pontedera, in occasione di Ecodays, iniziativa promossa da Ecofor Service. In particolare, durante l’incontro dal titolo "I Consorzi di Bonifica per l’ambiente: buone pratiche per liberare i fiumi dai rifiuti", promosso da Anbi Toscana. A intervenire, moderati dalla giornalista Lisa Ciardi, sono stati Nicola Conti del Consorzio di Bonifica 1 Toscana Nord, Martina Bencista` del Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud e Ilaria Nieri per il Consorzio di Bonifica 4 Basso Valdarno. Tra i progetti fatti in collaborazione tra il Consorzio e l’Università di Pisa sul fiume Morto e il fosso del Mulino, dai primi dati risulta che "il materiale flottante inquinante raccolto in un anno in un solo punto in cui è stata installata la barriera è circa 120 chili (esclusa la vegetazione)" spiega Ilaria Nieri del Consorzio di Bonifica 4 Basso Valdarno. L’obiettivo è di intercettare i rifiuti sempre più a monte.

Nel frattempo, va avanti la ricerca: ci sono in campo nuove opportunità dal punto di vista tecnologico ne parliamo con Marco Bottino Presidente di Anbi Toscana, associazione regionale dei Consorzi di bonifica.

Bottino in cosa consiste il protocollo di intesa firmato con l’Emilia-Romagna?

"Il progetto va nella direzione di attuare politiche per sensibilizzare e lavorare sull’intercettazione delle plastiche dei fiumi, un grande problema che riguarda aree urbane e specialmente quelle a vocazione turistica come Pisa e Firenze. La questione va affrontata prima di tutto alla fonte, con iniziative che aumentano la consapevolezza nei giovani sull’abbandono di plastiche".

Ci sono in campo dei progetti?

"Abbiamo delle barriere che raccolgono i rifiuti, serve però una grande opera di monitoraggio per individuare le aree dove installare questi impianti. Ne abbiamo già uno attivo a Grosseto, ma lo sforzo tecnologico non si ferma qua".

Ovvero?

"Con l’Università di Pisa abbiamo avviato una collaborazione per il monitoraggio e lo sviluppo di sistemi per la raccolta della plastica. Ma abbiamo anche già sperimentato in Toscana, sistemi automatizzati che con dei nastri trasportatori che spostano la plastica che viene raccolta direttamente in cassonetti". Questi sistemi quanta plastica hanno raccolto?

"Non abbiamo dati riguardo alla raccolta, anche perché ci troviamo ancora nello stato di usare impianti meta-professionali, il grosso viene fatto con iniziative di volontariato con la collaborazione di Legambiente. In più c’è tutta quella plastica che affonda e si trova sui fondali. Per quella non è ancora stato inventato niente per la raccolta, una rete a strascico è impensabile perché distruggerebbe tutto l’ecosistema".

Ma tutta questa plastica da dove arriva?

"Dove c’è tanto turismo c’è un consumo e una dispersione nell’ambiente di plastiche più forte, certo non aiuta la scarsa presenza di cestini e vanno sensibilizzate le attività commerciali ad usare materiali sempre più biodegradabili. Anche i locali notturni lungo il fiume Arno non aiutano. Bisogna intervenire anche verso le attività agricole, che per le pacciamature, usano dei tessuti di plastica, le ali gocciolanti, e che è possibile sostituire con materiali ecologici".

Enrico Mattia Del Punta