di Saverio Bargagna
Lasciarsi ingannare dall’assenza di comunicazioni ufficiali, di dichiarazioni roboanti, di promesse "pallonare" azzardate e buone solo a generare entusiasmi effimeri, rischia di essere un errore o quantomeno una leggerezza. I giorni di Alex Knaster – i primi di questa avventura destinata a segnare la storia del sodalizio nerazzurro –, raccontano ben più dei gesti (pochi) o delle parole pronunciate (alcuna).
Lo stile. Alex Knaster si è affidato, per comunicare con la città, ad un unico immediato segno: una mascherina nerazzurra portata sul volto e mostrata ad ogni sua pubblica uscita. Un modo per coprire la bocca, ma segnare anche un affetto. Se vogliamo una vicinanza che solo un simbolo universale – il colore del club del cuore – può trasmettere. Come a dire: "Parole poche, zero proclami, fatti molti". Uno stile che ha riguardato, a ben vedere, anche ogni fase della trattativa: roboante in città e nelle attese, eppure muta a lungo nei suoi protagonisti.
I compagni di viaggio. Alex Knaster ha deciso di accompagnarsi in queste sue prime uscite alla famiglia Corrado (Giuseppe e Giovanni) e ad una nuova figura di prestigio internazionale: Marco Lippi, uno dei manager fra più quotati del globo. Non è un caso: Lippi rappresenta il profilo internazionale del finanziere anglo-americano che quindi porta a Pisa i suoi più validi collaboratori (traduciamo in una frase: "Questo voglio per il Pisa"); la famiglia Corrado rappresenta la mano operativa, la continuità, la garanzia, il collegamento con la città.
Le prospettive. Alex Knaster è uscito di scena in silenzio ed è già volato negli Stati Uniti. Il suo ruolo sarà simile a quello assunto negli scorsi anni da Enzo Ricci: un deus ex machina nell’ombra. Si racconta, ma ciò lo verificheremo soltanto col tempo, che col passare dei mesi anche il suo coinvolgimento mediatico potrebbe accrescere. Una cosa è certa, Knaster ha confidato ai suoi collaboratori le sue ambizioni: tutto ciò che lo ha riguardato ha sempre assunto un profilo di altissimo livello. Non vuol fallire... neppure per gioco.