"I lombrichi renderanno coltivabile il suolo lunare"

La Scuola Superiore Sant’Anna porta avanti il progetto “Regolife“. Verme rosso californiano alla base del circuito virtuoso che agevola i vegetali.

"I lombrichi renderanno coltivabile il suolo lunare"

Il direttore dell’Istituto di Scienze delle piante, Matteo Dell’Acqua, spiega i dettagli dell’ambizioso progetto che offre nuovi spunti sul tema della colonizzazione lunare

"Grazie a questo progetto potremmo aver trovato il modo per rendere il suolo lunare fertile e adatto alla coltivazione delle piante. I risultati sono molto incoraggianti". A quanto pare, se un giorno nasceranno coltivazioni sulla Luna sarà grazie agli insetti. Grazie all’aiuto di alcuni lombrichi la Sant’Anna sta portando avanti il progetto Regolife, che mira a rendere la regolite lunare, il suolo della Luna, fertile e adatto alla agricoltura grazie alla colonizzazione con piante e lombrichi.

La ricerca è coordinata da Debora Angeloni e supportata dai laboratori della Scuola, tra cui quelli di Biorobotica di Donato Romano, e di Scienze delle piante di Chiara Pucciariello e Matteo Dell’Acqua. "L’obiettivo del progetto Regolife - afferma il direttore dell’Istituto di Scienze delle piante, Matteo Dell’Acqua - è quello di cercare dei metodi per rendere coltivabile il suolo lunare che, di norma, non è capace di far nascere la vita vegetale. Attraverso un sistema integrato di alcuni piante e dei lombrichi su un simulante del suolo lunare, stiamo preparando questo terreno per renderlo fertile. I risultati - continua - sono incoraggianti visto che sulla finta regolite lunare siamo riusciti a far nascere e sviluppare delle piante modello, quindi pensiamo che sia possibile la coltivazione di vegetali commestibili, il che sarebbe un grande passo avanti per la colonizzazione dello spazio".

Se il progetto può funzionare, il merito è di un lombrico ma, anche in questo caso, non uno qualsiasi. Si tratta del verme rosso californiano, che oltre ad avere la capacità di sopravvivere e riprodursi sul simulante del suolo lunare, ospita nel suo sistema digerente un particolare microorganismo che, se rilasciato nel terreno, favorisce la crescita delle piante e la loro tolleranza agli stress. "Inserendo questi vermi nel terreno della Luna - aggiunge Dell’Acqua -, questo potrebbe diventare fertile e contribuire allo sviluppo dei vegetali. L’azione di questi lombrichi potrebbe contribuire a ridurre i costi e le sfide logistiche del trasporto di materiale per la coltivazione sul nostro satellite, sfruttando così direttamente il suolo lunare e favorendo l’autosufficienza alimentare nelle future colonie spaziali". Il progetto ha ricevuto anche un finanziamento dall’Agenzia Spaziale Italiana, con un contributo di oltre 650mila euro, e che contribuirà a rendere possibile la vita sulla Luna, oltre ad avere delle possibili applicazioni anche per l’agricoltura in ambienti estremi sulla Terra.

Mar. Fer.