I luoghi di cura: "Non è pensabile militarizzarli"

La direttrice generale dell’Asl Toscana Nord Ovest "Clima di paura e sfiducia, serve azione culturale" .

I luoghi di cura: "Non è pensabile militarizzarli"

La direttrice generale dell’Asl Toscana Nord Ovest Maria Letizia Casani: l’azienda si è costituita parte civile al processo

"La condanna all’ergastolo di Gianluca Paul Seung è certamente un atto di giustizia nei confronti di Barbara Capovani, ma purtroppo nessuno potrà restituire alla famiglia, ai colleghi e alla collettività una persona stimata e apprezzata da tutti".

Così Maria Letizia Casani, direttrice della Asl Toscana nord ovest, che si è costituita parte civile nel processo, interviene dopo la sentenza sull’omicidio della dottoressa Capovani. "Rimane il fatto – continua Casani – che gli episodi di violenza, non solo fisica, nei confronti del personale sanitario stanno aumentando, creando un clima di paura e sfiducia. È necessaria un’azione culturale ed educativa rivolta alla popolazione, perché non è pensabile che le strutture sanitarie siano totalmente militarizzate. Il nostro impegno continuerà: oltre all’installazione di strumenti di allarme, abbiamo avviato una formazione specifica per gli operatori e potenziato la vigilanza negli ospedali e nei presidi territoriali più a rischio".

Anche Silvia Briani, direttrice dell’Aoup, ha commentato la sentenza, esprimendo vicinanza ai familiari della vittima e partecipazione al loro dolore. "Il verdetto - ha detto -, rende giustizia ai familiari, ai colleghi e agli amici della dottoressa Capovani per una morte cruenta e inaccettabile, anche se non può lenire il dolore della perdita. Il contrasto alle aggressioni – ha aggiunto Briani -, contro gli operatori sanitari è una priorità sia delle aziende sanitarie che delle istituzioni politiche, e su questo fronte sono molte le azioni messe in campo a livello locale, regionale e nazionale". Tra le parti civili anche l’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della Provincia di Pisa, rappresentati dagli avvocati Milvia Pasquinelli e Alessandro Niccoli. Gli avvocati hanno dichiarato che l’eventuale risarcimento (150mila euro richiesti) sarà destinato a progetti di ricerca per prevenire la violenza contro i sanitari e a borse di studio in ricordo della dottoressa Capovani. "La condotta contestata all’imputato – hanno spiegato – ha concretamente inciso sulla tutela degli interessi collettivi legati al libero esercizio della professione medica. Dai documenti è emersa, nell’immediatezza dei fatti, la necessità di azioni di supporto per il burnout degli operatori".

Anche Angelo Cerù, direttore del Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze dell’Asl Toscana nord ovest, ha commentato la sentenza. "In questa triste vicenda – ha detto – l’unica cosa che si può affermare è che giustizia è stata fatta. Ma fare giustizia non significa poter tornare indietro e recuperare ciò che è stato perso".

Emdp