Il braccio che ci sostituirà in condizioni estreme

La spin-off Fluid Wire Robotics sta sviluppando un braccio robotico innovativo per ambienti estremi, come lo spazio e le centrali nucleari, con l'obiettivo di automatizzare lavori pericolosi e proteggere le persone.

Il braccio che ci sostituirà in condizioni estreme

Il braccio che ci sostituirà in condizioni estreme

"Ciò che stiamo realizzando è un rivoluzionario braccio meccanico progettato per ambienti estremi che supererà i limiti attuali della robotica". C’è ottimismo alla Fluid Wire Robotics, una spin off della Scuola Sant’Anna (800mila euro di investimenti) per realizzare un progetto che, parola del professor Marco Fontana dell’Istituto di Intelligenza Meccanica dell’ateneo pisano, "sta cambiando le regole del gioco nel settore della robotica". Il progetto si chiama "Fluid Wires" ed è un prototipo di braccio robotico che può operare in condizioni ostili come radiazioni, vuoto, alte temperature, ambienti subacquei e aree pericolose per l’uomo. "Un sistema innovativo ad alta affidabilità che, eliminando tutti i componenti elettrici all’interno del braccio, può essere controllato a distanza da una scatola esterna, rendendolo leggero, veloce e capace di esercitare forze programmabili con estrema precisione". I campi di utilizzo sono variabili, ma uno di quelli dove la spin-off sta investendo con particolare interesse, afferma il professor Fontana "è lo spazio, dove il braccio, grazie al suo motore separato, non ha problemi di dissipazione del calore trovandosi nel vuoto, dove appunto non c’è aria per raffreddarsi. Il braccio potrà raccogliere detriti spaziali, essere usato sulle macchine esploratrici dei pianeti o usare la sua capacità manipolativa per riparare satelliti o altri lavori pericolosi, evitando di mettere a rischio gli umani". Fluid Wires ha anche un utilizzo sul pianeta, come nelle centrali nucleari o in ambienti dove si richiede la manipolazione sotto radiazione o di oggetti radioattivi, "che il nostro robot sopporta molto meglio rispetto alle macchine convenzionali". Il professor Fontana lo definisce capace di "superare i limiti della robotica. La nostra mission è portare l’automazione a sostenere lavori pericolosi, evitando di mettere a rischio le persone. I robot moderni - continua - non riescono ancora a sostenere questa responsabilità e noi ci stiamo impegnando il più possibile per stabilire nuovi standard. Tanto nell’ottica lavorativa quanto, in futuro, per i robot soccorritori o nella robotica mobile o indossabile".

Mar.Fer.