Il caldo e l’ordinanza: "Stop lavoro dalle 12.30. Dopo richiediamo la cig per la salute di tutti"

Alla Cobesco di Peccioli (asfalti strade): "Rispettiamo il provvedimento ma è inutile riprendere alle 16, quando le temperature sono elevate. Così preferiamo fermarci e avvalerci della cassa integrazione".

Il caldo e l’ordinanza: "Stop lavoro dalle 12.30. Dopo richiediamo la cig per la salute di tutti"

Alla Cobesco di Peccioli (asfalti strade): "Rispettiamo il provvedimento ma è inutile riprendere alle 16, quando le temperature sono elevate. Così preferiamo fermarci e avvalerci della cassa integrazione".

di Antonia Casini

PISA

Ieri si sono toccati i 35 gradi a Pisa con un’allerta afa che dura da giorni. Un’altra giornata di caldo torrido sul territorio. La Cobesco di Peccioli, impresa con 34 dipendenti fondata nel 1978, che opera nel campo delle costruzioni e dei lavori stradali, ha fatto una scelta, "per la salute di tutti". Era stato Nando Paragliola, segretario di Filca Cisl Pisa, a ricordare la possibile misura di prevenzione e ristoro. "Tra le forme di contrasto al lavoro sotto il sole – aveva spiegato – l’Inps contempla "l’uso della Cassa integrazione quando la temperatura è pari a 35 gradi, o, se inferiore, se c’è un alto tasso di umidità".

Sono 900 le imprese edili a Pisa e provincia con 4500 lavoratori presenti. "Molti di questi - prosegue Paragliola-, continuano a lavorare, nonostante le alte temperature". Purtroppo per "disinformazione sugli strumenti a disposizione" ma anche per "la paura di ritardi e allungamenti delle tempistiche di consegna dell’opera". Inoltre "circa il 49% dei lavoratori edili sono extracomunitari". Un dato "che ci preoccupa perché una buona fetta è priva di formazione e non conosce la nostra lingua. Tutti elementi che mettono a rischio sia il lavoratore stesso che i suoi colleghi".

I vertici della Cobesco (che al momento sta realizzando opere per la Provincia di Pisa) hanno deciso diversamente, come raccontano i direttori tecnici della Cobesco srl, Antonia e Giovanni Coscetti.

Come?

"Lavoriamo dalle 6 alle 12.30 e poi usufruiamo della cassa integrazione dopo quella fascia oraria".

Quindi vi fermate?

"Sì, preferiamo perché l’ordinanza stabilisce la ripresa alle 16, ma a quell’ora fa più caldo che alle 14, sarebbe impossibile e rischioso. C’è un’incongruenza nella ordinanza".

Ora dove siete impegnati?

"Stiamo lavorando per l’Amministrazione provinciale a Santo Pietro Belvedere".

Non si rischiano ritardi nella consegna delle opere stoppando il lavoro alle 12.30?

"Gli interventi vanno un pochino più a rilento, ma ci preme salvaguardare la salute dei nostri dipendenti".

Alternative?

"Ne abbiamo parlato,difficile anticipare ancora alle 5, per esempio, sia perché con il caldo si dorme poco e sarebbe improponibile una sveglia alle 4, sia perché c’è un problema di luce".

In che senso?

"Per la vista, è più difficile adattarsi dal buio all’alba e poi al giorno pieno che non il contrario".

Insomma, ma anche in inverno il meteo incide sul vostro lavoro.

"Vero, nel periodo estivo c’è appunto più luce e potrebbe essere quello di maggior produzione, ma in giornate così calde è più sensato fermarsi nelle ore di punta e non rischiare malori".