CARLO BARONI
Cronaca

Il delitto Scieri verso la Cassazione. Zabara schiera il luminare Coppi

Il famoso penalista affincherà lo storico difensore Andrea Di Giuliomaria. I ricorso sono stati depositati

Il famoso penalista affincherà lo storico difensore Andrea Di Giuliomaria. I ricorso sono stati depositati

Il famoso penalista affincherà lo storico difensore Andrea Di Giuliomaria. I ricorso sono stati depositati

I ricorsi per Cassazione sono stati depositati. Il caso della morte di Emanuele Scieri potrebbe arrivare, già entro la fine dell’anno, davanti agli ermellini. Sotto le lente i profili di legittimità delle argomentazioni che hanno portato la corte d’appello a ritenere – pur con ruoli e pesi diversi nella commissione del delitto – due ex caporali responsabili della morte del 26enne parà siracusano, trovato cadavere sotto un tavolo della caserma Gamerra il 16 agosto 1999, deceduto da tre giorni: Alessandro Panella, condannato a 22 anni di reclusione, e Luigi Zabara, condannato a 9 anni, 9 mesi e 10 giorni. Panella è difeso dall’avvocato Andrea Cariello. Nel team difensivo di Zabara, in vista del processo davanti alla Suprema Corte – si apprende– c’è una novità: a fianco del suo storico difensore, avvocato Andrea Di Giuliomaria, arriva un luminare del diritto penale, il professor Franco Coppi, uno dei più famosi d’Italia, che ha difeso anche Andreotti e De Gennaro, oltre a molti imputati per i principali casi di cronaca nera (per il delitto di Avetrana è stato il difensore di Sabrina Misseri). Le posizioni di Panella e Zabara sono state diverse fin dal primo grado di giudizio. Ma, sia per i giudici di primo grado, che per la corte d’appello di Firenze, entrambi, quella notte, erano in caserma. E non hanno alibi.

Il punto centrale della vicenda sta in quella notte, passata e ripassata al setaccio, prima dalle indagini e poi dai processi dove anche la testimonianza chiave ha sempre retto. Si riparte dalla sentenza dei giudici fiorentini che i difensori degli imputati punteranno a scardinare in punta di diritto, andando a cercare vizi di motivazione ed illogicità con l’obiettivo di ottenere un nuovo processo. Una sentenza in cui sono rimaste centrali le parole del testimone dell’accusa: "L’abbiamo fatta grossa". "Sudavano freddo". Una narrazione che, per i giudici, si inquadra, nel clima di nonnismo della Gamerra che non escludeva le reclute appena arrivate. Come Scieri, al suo primo giorno a Pisa. Il 26enne, quella notte – secondo la ricostruzione – non salì volontariamente sulla scala della torretta di asciugatura dei paracadute. Vi fu costretto, vi cercò la fuga dopo essere stato picchiato e umiliato. Cadde perché perse la presa. Troppo profonde e dolorose le lesioni che gli furono inflitte con violenza. Prima al piede, e poi alle mani. Causate da una persona che sulla scala lo rincorse. Il movente di tanta violenza? L’uso del cellulare da parte di Scieri resta una ipotesi. Di certo ci fu la prepotenza degli anziani. Zabara e Panella, anche dalla corte d’appello, vengono collocati in caserma quella notte e al contrappello si stavano "occupando" di Scieri che fu vittima di un omicidio che non era stato concordato. Ma che avvenne per la condotta di chi superò il limite: Panella che raggiunse la recluta in fuga e lo fece cadere causandone la morte. Ecco perché lo stesso Zabara rimproverò il commilitone. E perché la posizione dei due imputati è sempre stata diversa. Una ricostruzione che sarà nuovamente "aggredita" dai difensori.

Carlo Baroni