
Il discorso del rettore: "L’Università non rimane impassibile di fronte a ciò che scuote la città"
"L’università non è una torre d’avorio è una comunità e non può rimanere impassibile di fronte a ciò che scuote la società civile e cittadina". È una inaugurazione dell’anno accademico diversa dal solito quella che ha celebrato il rettore Riccardo Zucchi, una diversità necessitata e segnata dalle morti sul lavoro a Firenze (Unipi posticipò l’inaugurazione), i cosiddetti ‘Fatti di Pisa’ del 23 febbraio ed i conflitti bellici in Europa ed in Palestina.
"Fare comunità – spiega Zucchi - non vuol dire uniformare le opinioni o coartare il confronto dialettico. L’università è tradizionalmente la sede in cui si esercita la critica alle strutture sociali e concettuali dominanti ed è bene che sia così. Ci siamo riproposti di dialogare con tutti, ponendo come unica condizione il ripudio della violenza, che non vuol dire soltanto rifuggire la violenza fisica, ma anche evitare aggressioni verbali e rispettare il lavoro di tutti. Questo è quanto chiediamo ai nostri studenti e a tutto il nostro personale".
Zucchi si rivolge poi alle autorità cittadine, regionali e militari, dicendo " Alla società e alle autorità chiediamo di rispettare questo dibattito e garantire le condizioni perché si possa svolgere in modo pacifico e costruttivo. Quanto accaduto il 23 febbraio è stata una ferita profonda. Abbiamo fiducia nelle autorità e nel loro impegno ad andare a fondo nella ricerca delle responsabilità, ma confesso di essere molto preoccupato per il clima che si è creato. Dobbiamo tutti aprire le nostre mani e i nostri cuori e dominare l’istinto a ricorrere alla violenza e alla forza bruta, che è sempre la manifestazione di un fallimento della comunità e una sconfitta dello spirito che ci porta a vivere insieme. Coltivare coesione e condivisione è stato il principio ispiratore della revisione dello Statuto".
Unipi non è una torre d’avorio ma non è solo un ateneo cittadino viste le posizioni apicali raggiunte nelle classifiche internazionali. "Il proposito di fare comunità – continua il rettore - si estende a tutto il sistema dell’istruzione e della ricerca ma l’impegno non si circoscrive nei nostri confini. Da pochi mesi abbiamo attivato a Tashkent, Uzbekistan, la prima sede estera ufficialmente accreditata dal MUR per una Università italiana. Aderiamo a una prestigiosa alleanza europea denominata Circle U". Zucchi va a fondo nella sua disanima e con schiettezza dice: "Si pone una considerazione forse dura da accettare per alcuni, ma secondo me, ineludibile. Quella che chiamiamo civiltà europea, è entrata in una fase di decadenza, legata al crollo demografico e alla concomitante perdita di entusiasmo e fiducia nei nostri valori. L’afflusso di nuove popolazioni è assolutamente inevitabile e comporterà, come avvenuto più volte in passato, l’emergere di una nuova sintesi di culture. Il nostro compito storico, il compito storico dell’università, è accogliere il nuovo e trasmettere a chi verrà dopo di noi il meglio della nostra civiltà, e in particolare la fiducia nella ragione".
Carlo Venturini