PAOLA ZERBONI
Cronaca

Il dovere di informare: "senza filtro"

I giornalisti devono essere "consapevoli di quanto sia prezioso il servizio che rendono alla collettività, perché una notizia data nella...

I giornalisti devono essere "consapevoli di quanto sia prezioso il servizio che rendono alla collettività, perché una notizia data nella sua completezza o no, può fare la differenza. Devono offrire alle persone punti di riferimento che vincano il senso di ignavia e rassegnazione collettiva". Lo ha detto l’arcivescovo Benotto, in occasione del Giubileo dei Giornalisti nel giorno del patrono San Francesco di Sales. È un richiamo a quel senso di responsabilità con il quale cerchiamo di fare i conti ogni giorno, raccontando la città, tra quelli che nonsignor Benotto chiama "lieti annunci" e le "brutte notizie".

Tra le (per fortuna tante) eccellenze di cui andar fieri e da cui prender spunto, e le (non poche) emergenze. Di fronte alle quali è troppo comodo "mettere il filtro" così da sfumarne l’impatto, per farle accettare muti e rassegnati, perché così va il mondo. Non si può mettere il "filtro-rassegnazione" se ogni anno il nostro ospedale va in tilt all’arrivo del picco influenzale. Non si può mettere il "filtro-ragazzate" se ci sono baby gang che seminano violenza nelle piazze della movida, o c’è un signore, che va in giro a pungere giovani donne con una siringa. E, forse, nel suo passato c’è pure un femminicidio. Dar notizie nella loro completezza è il nostro compito. O almeno provarci. Perché può fare la differenza.