"Se questa bozza venisse confermata, sarebbe devastante per i ricercatori". Lo dice senza mezzi termini Pasquale Cuomo, segretario regionale della Flc Cgil Toscana, a proposito delle anticipazioni che circolano da un paio di giorni sulla riforma Resta-Bernini del pre-ruolo universitario. La bozza di riforma porterebbe a sei le figure di contratto post-laurea, con la possibilità, per le università, di erogare borse della durata di soli sei mesi. "Questa misura porterebbe - afferma Cuomo - a un’ulteriore precarizzazione della figura del ricercatore e a una frammentazione del ruolo. Avevamo lavorato a lungo per un contratto unico di ricerca, che tutelasse i ricercatori, approvato anche per legge, ma mai applicato".
L’eventuale approvazione della riforma, secondo Cuomo, "distruggerebbe ogni aspettativa di avere un contratto dignitoso, con ferie e malattia garantite oltre a rallentare il percorso di inserimento nell’università". Se l’intento era quello di essere maggiormente attrattivi nei confronti delle eccellenze, provenienti anche dall’estero, il rischio, per Cuomo, è piuttosto quello di "incrementare ancora di più il fenomeno della fuga di cervelli", già particolarmente drammatico in Italia.
Malumori e preoccupazioni rispetto alla bozza di riforma che, quanto prima, potrebbe diventare realtà, gravitano nella comunità universitaria pisana, tra aspiranti ricercatori e dottorandi. "Le sensazioni non sono buone – dice Ludovico Piazza del collettivo ‘Sinistra per’ che ha iniziato a sondare le opinioni sul tema all’interno della comunità studentesca –, per chi aspira a lavorare in questo ambito, quello che si prospetta è un mondo della ricerca sempre più precario. Non è chiaro se ci saranno finanziamenti adeguati, il che significa che le università potranno scegliere di assumere tramite borse di ricerca piuttosto che contratti veri e propri, che ovviamente danno maggiori garanzie. Un futuro poco roseo per chi volesse intraprendere la strada della carriera accademica, già particolarmente lunga e difficile nel nostro paese". "Il rischio - conclude Piazza - è quello di andare verso una sistematizzazione del precariato all’interno dell’università".
Stefania Tavella