"Figliettino, figlio d’un sette", come fai a resistere a un libro che ti parla così? Devi essere un "passionista". Ne sa qualcosa Brunello Passanti, già professore alla facoltà di economia dell’Università di Pisa nonché – per lungo tempo – anche corrispondente de La Nazione di Pisa. Il suo libro "Riordanze pisane - Modi di dire, parole, usanze, personaggio: memorie vive di una città che non c’è più", è un piccolo gioiello. Scorrendo le pagine, fra un detto e l’altro, rivedi le nostre strade e riascolti la tua famiglia: senti parlare tua nonna, magari la mamma, probabilmente perfino tuo figlio. Nel ‘vocabolario’ di Passaponti ogni modo di dire è spiegato con esempi che "non per vantazione" sono geniali. Il libro, edito dalla casa editrice Ets, è uscito poche settimane fa.
Passaponti, come nasce questo libro?
"Da appunti sempre più organizzati nel corso degli anni. Ascoltavo una frase e questa veniva archiviata. E così ho fatto per mesi su un file Word. Pensavo di "donare" tutto questo materiale al giornalista Renzo Castelli, stimato giornalista che conosco da una vita. Pensavo ad una nuova versione di ‘Badalì’ e poi invece...".
Lo ha pubblicato lei...
"Sì, Renzo mi ha incoraggiato e lo ringrazio. Nella mia carriera di professore vanto diverse pubblicazioni ma questo è il mio primo vero libro di ‘narrativa’. Farlo a 83 anni è una fonte di gioia".
Ci racconti che cosa sono le ‘Riordanze pisane’.
"Una raccolta di parole, frasi e modi di dire che raccontano una città che, talvolta, non c’è più. Attraverso il nostro modo di parlare si declinano 80 anni di storia pisana".
Facendosi anche diverse risate.
"Devo dire che sono stati proprio gli amici, ai quali ho mandato i primi appunti, a dirmi che dovevo assolutamente pubblicare questo libro. E, dico la verità... ho già raccolto altre 50 frasi ".
Ci sta dicendo che sta già pensando ad un seguito?
"Perché no? Intanto però presenterò questa pubblicazione in città. Il prossimo appuntamento sarà con l’assessore Buscemi in Comune, ancora non c’è un giorno preciso. Però...".
Professore è tornato alle origini. Alla sua scrittura...
"Che ho sempre amato. Tanto da essere ancora iscritto, dal 1963 per la precisione, all’albo dell’ordine dei giornalisti".