SAVERIO BARGAGNA
Cronaca

Il messaggio moderno della lirica: "Poesia e verità, ecco cosa serve"

Il regista Paul-Émile Fourny e ‘La Rondine’ di Puccini: "Cellulari e social? Ok, ma meglio spettacoli viventi"

Il messaggio moderno della lirica: "Poesia e verità, ecco cosa serve"

"In un mondo che ha bisogno di poesia" c’è ’La Rondine’ di Giacomo Puccini. Rappresentata solo due volte al teatro Verdi, l’opera del maestro di Torre del Lago torna sul palco venerdì 1 (20.30) e domenica 3 dicembre (15.30) con la direzione di Valerio Galli e la regia del belga Paul-Émile Fourny in un nuovo allestimento realizzato in coproduzione con la Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi e l’Opera di Metz.

Fourny che cosa rappresenta per lei ’La Rondine’?

"Nella mia carriera ho messo in scena più opere di Giacomo Puccini: dalla Turandot, alla Tosca. La Rondine, però, è una sfida del tutto diversa e, se vogliamo, unica".

In che senso?

"Si tratta di un’opera che definirei impropriamente ibrida. Commissionata come un’operetta in realtà Puccini la concepisce in modo del tutto diverso e lo si percepisce con chiarezza. Eppure la genesi di questa opera non è l’unico aspetto fuori dagli schemi".

E che cosa altro?

"Anche la vicenda è unica. Si avvicinata alla Bohème ma pure alla Traviata, tuttavia se ne allontana nel finale. Un epilogo sorprendente e sospeso come l’ultima nota scritta da Puccini".

Ci racconti la sua Rondine.

"Le scene si susseguono all’interno in un vecchio teatro abbandonato. Nel primo atto il teatro si trasforma nel salone di un palazzo dove si consuma la festa. Sempre lo stesso teatro, nel secondo atto, diviene la sala del ballo del ’Bullier’. Un posto davvero strano perfino folle, se vogliamo. Poi lo stesso teatro abbandonato, nell’ultimo atto, diviene una spiaggia che si affaccia sul mare. Ritengo che...".

Che cosa?

"Definirei questa ambientazione molto poetica, proprio come la musica. Una musica meravigliosa con un Puccini inedito che, in alcune parti, addirittura esplora il valzer".

Come definirebbe il personaggio di Magda, la protagonista?

"Una donna libera, libera di scegliere anche se profondamente condizionata da un uomo manipolatore. Non credo che possa essere definita un’opera femminista in senso stretto, ma sicuramente il significato è profondo e moderno. Così come moderna è la struttura di quest’opera. Tre atti molto corti, intensi. Direi che è pensata quasi come un film".

La sua Rondine ha una scenografia ‘classica’. Perché questa scelta?

"Vede, io credo che serva sempre rispetto. E quando parlo di rispetto intendo rispetto per la musica. L’opera è prima musica poi spettacolo. La Rondine è un’opera poetica e come tale non necessita di provocazioni. La poesia, di per sé, ai giorni nostri, è già provocazione. Stravolgere questa opera mi pareva irrispettoso. Ma più in generale...".

Che cosa?

"Mi permetta un esempio. Il Faust, opera grandiosa, è una favola mitologica e quindi può essere ambientata in ogni epoca. Oggi non potremmo incontrare forse il diavolo? Certo. Ma la Rondine ha una collocazione temporale ben precisa e una sensibilità interessante. Non ha bisogno di essere ‘modernizzata’".

Secondo lei vi è ancora spazio per la lirica in un mondo così veloce e connesso?

"La domanda è: c’è ancora spazio per la poesia? Credo di sì. Il mondo ha bisogno di poesia e ha bisogno di verità. Il teatro è uno spettacolo vivente che possiamo vivere insieme e tutto questo non può essere vissuto su un cellulare".