+di Antonia Casini
"Complici, amiche, colleghe, alleate". Qualcuno diceva "anche troppo alleate". Piange Alice, ma sorride anche mentre legge quelle parole che le escono dal profondo. Perché quando ami tanto una persona non puoi che ricordare anche la tanta felicità che ti ha dato, la quotidianità. "Non troverei le parole adatte per descrivere ciò che provo, d’altra parte non ho neppure il dono della sintesi, essendo figlia tua". La Sapienza, concessa dal rettore per commemorare la dottoressa Barbara Capovani, è piena: centinaia di persone al primo piano, per stringersi attorno alla famiglia, e tante altre sotto i portici. Il luogo del sapere che oggi è luogo di dolore per l’uccisione della responsabile del reparto di psichiatria territoriale dell’Asl. In carcere con l’accusa del suo omicidio si trova Gianluca Paul Seung, 35 anni, che è stato ricoverato nel suo reparto nel 2019. "Mia mamma era azione, concretezza e passione. E avrebbe voluto che riuscissi a trovare un modo per aiutare me stessa, la mia famiglia e tutte le persone che sentono la sua mancanza. Mi ha sempre insegnato che ci sono cose su cui non abbiamo controllo ma anche a individuare un piccolo aspetto su cui possiamo agire. Ecco. Non trovavo niente che mi desse pace, poi ho capito che sei un eroe, un supereroe che ha passato tutta la vita a lottare per sé e per gli altri". "E così ha dato un pezzetto di puzzle a ognuno di noi, ogni volta che è stato necessario. Ogni volta che ce l’ha avuta accanto, ciascuno di noi ha ricevuto un pezzetto, mi piace pensare che tutti insieme formiamo il puzzle, anche se servono centinaia e centinaia di pezzetti per realizzare Barbara Capovani, ma insieme ce la possiamo fare, lei stessa ci ha dato la possibilità. Saremo lei ogni volta che non avremo paura, che lotteremo per noi e per ciò che è giusto e proteggeremo chi è in difficoltà, che daremo la vita, ogni volta che ci fermeremo ad accarezzare per strada cani sconosciuti... Ho avuto la fortuna di essere cresciuta da un supereroe, i veri eroi non muoiono mai ma rimangono per sempre".
Poi, il compagno Michele Bellandi che si è rivolto a lei chiamandola più volte "amore mio". "La mia più grossa preoccupazione era renderti giustizia facendo capire chi era veramente, Barbara". "Semplicità, aperta a tutti. Piccina, un corpicino esile ma forte, scattante, eri soprannominata cangurina in famiglia perché farti stare ferma era un’impresa. Piccolina, ma una forza della natura. Riuscivi in un attimo a capire le persone. La tua voglia di aiutare... le persone erano in balìa di te. Persino i tuoi cani erano ipnotizzati dal tuo sguardo profondo. A 6 anni hai deciso che volevi fare la psichiatra". Il suo lavoro. "Quel maledetto telefono. Non c’erano vacanze. Ti portavo in posti sperduti, ma, appena potevi eri lì con i tuoi pazienti, con le famiglie e i colleghi. Non ti interessavano i soldi né apparire. Avevi mille idee che non ho mai trovato in nessun’altra persona. Chi ha cercato di metterti i bastoni tra le ruote per interessi si è scontrato con Barbara. Dicevi che la filosofia e la statistica ti avevano cambiato la vita. Usavi la scienza, i dati per analizzare. Eri una vera donna di scienza. Eri l’anima. Spero di continuare a trovare la forza per proteggere i tuoi bambini. Saremo sempre qui per te".
Poi, la figlia più piccola che la chiama "mammina mia. Un mostro ti ha portato via da me. Non è giusto. Sei nel cuore di tutti noi. Potessi farei qualunque cosa per riavere i tuoi abbracci. Te sei la nostra felicità. In un solo giorno riuscivi a fare tutto: sport, lavoro e ti occupavi di noi. Eri brava in tutto tranne che a cucinare. Mi chiedevi sempre di suonare per te. Mamma ti amo e sei la mia felicità".