"Il nostro non è lutto. Anzi è l’espressione di una rabbia che vuole rinascita e cambiamento"

Sit-in delle allieve della Scuola Superiore Sant’Anna, con letture e testimonianze: "Le istituzioni e i luoghi di istruzione hanno il dovere di schierarsi contro la cultura che permette la logica del possesso" .

"Il nostro non è lutto. Anzi è l’espressione di una rabbia che vuole rinascita e cambiamento"

"Il nostro non è lutto. Anzi è l’espressione di una rabbia che vuole rinascita e cambiamento"

Sit-in di solidarietà organizzato dalle allieve della scuola superiore Sant’Anna dopo il femminicidio di Giulia Cecchetin. Le studentesse hanno simbolicamente bloccato l’ingresso dell’università facendo 10 minuti di rumore, rispettando così l’appello della sorella di Giulia, Elena Cecchetin che aveva chiesto a chiunque volesse manifestare solidarietà di non stare in silenzio di fronte all’omicidio della sorella. "Ci siamo messi – ha detto Gaia Contu, dottoranda e una delle promotrici dell’iniziativa -, davanti all’entrata della scuola per simboleggiare la realtà quotidiana di molestie e di violenza con cui dobbiamo scontrarci e che è presente sistematicamente anche all’interno delle università. Quello di oggi (ieri ndr), non è lutto, ma è l’espressione di una rabbia che vuole una rinascita e un cambiamento".

Durante la protesta è stata fatta lettura della poesia simbolo "se domani non torno". È stato dato spazio anche a testimonianze, lettura di dati su femminicidi, nomi delle donne uccise, e presentazione di una scatola nella quale chiunque, anonimamente, può denunciare la propria esperienza con la cultura sistemica della violenza. All’iniziativa hanno partecipato anche docenti, ricercatrici, ricercatori, componenti dello staff tecnico e amministrativo e si sono aggiunte persone che si trovavano a passare in piazza Santa Caterina e che, in modo spontaneo, hanno contribuito a "fare rumore" per ricordare Giulia. "Pensiamo – spiega Stella Mosetti, dottoranda alla scuola Sant’Anna -, che le istituzioni e i luoghi di istruzione debbano schierarsi contro una cultura che ha permesso una logica del possesso. Il messaggio che vogliamo lanciare è quello di voler proteggere le ragazze del presente e le donne del futuro".

Al sit-in erano presenti anche la rettrice della scuola, Sabina Nuti e la preside della classe di Scienze Sociale, Anna Loretoni. "La scuola Sant’Anna – commenta Loretoni -, è una delle istituzioni universitarie che, da decenni, è più impegnata a livello di ricerca scientifica, formazione, coinvolgimento della società in iniziative contro la violenza di genere e il divario di genere, anche con iniziative di orientamento universitario rivolte alle studentesse delle medie superiori, per avvicinarle alle discipline STEM". Una delle attività di cui la docente Anna Loretoni è coordinatrice è il progetto europeo Engine, che permette agli uomini di provare a vivere, grazie alla realtà immersiva, sensazioni di una donna vittima di molestie, in diversi scenari di vita quotidiana. Il progetto è frutto di una collaborazione tra gli Istituti Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) e Intelligenza Meccanica della Scuola Superiore Sant’Anna.

Enrico Mattia Del Punta