MARIO FERRARI
Cronaca

Il nucleare di domani. A Pisa è già futuro:: "Piccoli reattori sicuri e sostenibili"

Giornata di orientamento universitario con 400 studenti e 17 aziende . Ambrosini (Unipi): "La rivoluzione del settore è sempre più vicina. Da fine 2030 potremo sostituire le centrali a carbone".

Giornata di orientamento universitario con 400 studenti e 17 aziende . Ambrosini (Unipi): "La rivoluzione del settore è sempre più vicina. Da fine 2030 potremo sostituire le centrali a carbone".

Giornata di orientamento universitario con 400 studenti e 17 aziende . Ambrosini (Unipi): "La rivoluzione del settore è sempre più vicina. Da fine 2030 potremo sostituire le centrali a carbone".

"Il nuovo nucleare sono i piccoli reattori modulari: più sicuri, sostenibili, facili da realizzare e capaci di soddisfare le necessità di decarbonizzazione in tempi brevi. Dobbiamo incentivare i nostri studenti a conoscere il settore". Un auspicio ma anche una speranza per il futuro quella di Walter Ambrosini, professore di impianti nucleari dell’Università di Pisa, che ha preso parte al career day "Lavorare nel settore del nucleare", che si è tenuto mercoledì alle Benedettine. L’evento, organizzato dal corso di laurea magistrale in Ingegneria Nucleare di Unipi, ha messo in contatto 400 studenti coi rappresentanti di 17 aziende ed enti di ricerca del campo del nucleare. La rivoluzione del settore, infatti, sembra vicina. Tra presentazioni aziendali e colloqui, la giornata è stata anche l’occasione per fare il punto sul nucleare, che potrebbe essere innovato dai piccoli reattori modulari che "nonostante una potenza tra le 10 e le 300 megawatt - ha precisato Ambrosini - rappresentano il futuro. Disponibili da fine 2030, potrebbero infatti sostituire le centrali a carbone, oggi necessarie per il calore industriale e l’energia elettrica. Oltre a una produzione di energia più sicura e sostenibile, possono essere progettati per l’assemblamento in fabbrica e poi spediti e installati sul posto, dunque anche in zone remote con capacità di rete limitata o in aree dove i grandi impianti non possono stare".

Secondo Ambrosini, la produzione in serie di questi reattori "sarebbe fondamentale per abbattere i costi generali, che corrispondono alla stragrande maggioranza del valore di una centrale nucleare". I piccoli reattori modulari sono un’innovazione su cui punta molto anche l’Unione Europea, che auspica di introdurli in Italia e in altri 12 Paesi grazie al progetto Saspam-Sa, coordinato da Enea e co-finanziato dall’Ue con oltre 4 milioni di euro. Per queste ragioni l’investimento sui giovani è fondamentale per il settore. "I nostri studenti devono essere più consapevoli di questo comparto - ha aggiunto Ambrosini -, che ha rappresentato per molti loro predecessori grandissime opportunità, soprattutto all’estero. Una quindicina di anni fa, infatti, il Governo spinse i giovani a lavore nel settore nucleare, ma dopo Fukushima questi studenti eccezionali si sono ritrovati rifiutati dallo stesso paese che li aveva chiamati e sono andati altrove, dove hanno trovato il lavoro della vita. Non facciamo l’errore del passato: il nucleare in Italia darebbe futuro a tanti giovani che sono qui oggi".

Una prospettiva che ha condiviso anche Matteo di Prinzio di Ansaldo Nucleare, ottimista sul futuro del settore e sull’importanza di investire sulle nuove generazioni. "È un periodo di rinascita del nucleare - ha spiegato -, c’è molto interesse rispetto al passato e i carichi di lavoro aumentano, quindi per noi è importante reclutare nuove risorse. Nello scenario peggiore, potremmo assumere decine di persone".