MARIO FERRARI
Cronaca

Il piatto della solidarietà. Chef Bobo a fianco di Ibra: "Una zuppa contro il razzismo"

Il cuoco della Trattoria del Borgo è stato uno dei primi commercianti di colore in città "Anch’io sono stato spesso discriminato per la mia pelle. Siamo più forti di chi ci odia".

Il piatto della solidarietà

Il piatto della solidarietà

Un piatto in soliderietà a Ibrahima Dieng. È questa l’iniziativa che arriva direttamente dalla Trattoria del Borgo dopo l’aggressione avvenuta martedì scorso al presidente dell’Unità migranti di Pisa che è stato insultato con epiteti razzisti, schiaffeggiato e minacciato con una spranga. Un fatto che ha scosso molti cittadini e tra loro anche Lofti Henchiri, o, come è noto a tutti, "chef Bobo". Arrivato in Italia dalla Tunisia nel 1972, Bobo è un ristoratore che da più di 45 anni si è stabilito a Pisa, dove nel 1988 ha aperto la ‘Trattoria del Borgo’ in via delle Case Dipinte: una vera e propria istituzione del Borgo cittadino. Benché sia ormai una figura conosciuta e benvoluta da tutti i frequentatori del centro storico pisano, il percorso di Bobo per integrarsi in città non è stato facile e, forse anche per questo, ha compreso l’importanza della solidarietà al presidente dell’Unità migranti. "Quello che è successo a Ibra è vergognoso ma purtroppo non è una rarità - dice con amarezza chef Bobo -. Durante gli anni Settanta io sono stato uno dei primi neri che vivevano a Pisa: di episodi razzisti ne ho vissuti e visti parecchi e ho miliardi di storie da raccontare. Quante volte ho sentito dire - racconta Bobo - che nel mio ristorante non ci si deve andare perché ‘è gestito da un nero’ oppure ancora peggio quando delle persone si siedono ai tavoli fuori e vedendomi arrivare si alzano e se ne vanno. Non è affatto piacevole ma per fortuna ho le spalle larghe. Ormai la mia filosofia di vita riguardo al razzismo è ‘meglio non ricordare’ perché altrimenti sarei arrabbiato ogni giorno". Bobo, invece, anziché la rabbia preferisce mandare un messaggio di soliderietà contro il razzismo utilizzando la sua arma principale: la cucina. "Visto che posso capire bene come si senta Ibrahima - dice chef Bobo - penso sia importante mostrare la mia vicinanza e realizzare un’opera di soliderietà. Per ogni persona che verrà nel mio ristorante - promette - e ordinerà una zuppa toscana, la nostra specialità, devolverò una parte del ricavato all’Unità migranti. La nostra Pisa è e sarà sempre una città accogliente".

Chef Bobo però ha anche la triste consapevolezza che questo non può bastare a debellare il razzismo perché, dice, " è un fatto latente". "Anche se oggi fortunatamente ci sono meno episodi razzisti rispetto a qualche anno fa - dice il ristoratore - la vicenda di Ibra ci ricorda che queste stupide discriminazioni sono sempre esistite e, sebbene in questo periodo moderno il razzismo sembra qualcosa di sorpassato, bisogna sempre stare attenti. Quello che possiamo fare tutti noi - conclude Bobo - è fare la nostra parte per far sentire che siamo più forti di chi ci odia".