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Il robot-bambino che comprende le emozioni Così Abel, umanoide, sa leggere dentro di noi

È stato creato nei laboratori del Centro E.Piaggio del Dipartimento di Ingegneria di Unipi. Ha 41 motori e una pelle a base di silicone

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Quando un robot bambino tende la mano ad un nonno con l’Alzheimer. Lui è Abel, ha 12 anni, ed è stato creato nei laboratori del Centro E.Piaggio del Dipartimento di Ingegneria di Unipi ed è tra i "big" di Internet Festival. E’ il robot umanoide di seconda generazione: ha 41 motori, una pelle composta da un elastomero spugnoso a base siliconica, ed una telecamera che scansiona il volto dell’interlocutore per intercettare le emozioni che trapelano dal viso e dal battito del cuore.

"Abel è un robot emozionale – dice Alberto Greco ricercatore del centro univesitario -, è il risultato finale della fusione di due settori della ricerca: la robotica sociale e l’animatronica a cui si aggiunge l’estrema creatività e competenza di un’azienda londinese, la Biomimics che realizza umanoidi ad esempio per la saga di Star Wars e di Prometheus".

Chi non si è mai sentito in imbarazzo "scandagliato" dagli occhi penetranti, curiosi, interrogativi di un adolescente che cerca di capire le emozioni di chi gli si para davanti? "E così fa Abel, solo che al posto degli occhi ha una telecamera che scansiona le emozioni base dell’uomo, dalla rabbia alla sorpresa, dalla paura alla gioia. Ma va anche oltre perché riesce a cogliere anche le emozioni nascoste dietro una mimica facciale": continua Greco. In realtà la telecamera coglie le espressioni e i colori della pelle del viso ma a questa soluzione ipertecnologica, se ne aggiunge un’altra e cioè che l’interlocutore del robot, indossa dei sensori non invasivi tipo "smartwatch". Questi servono ad esempio a raccogliere in presa diretta frequenza cardiaca e temperatura.

"Con questi ulteriori dati, incrociandoli con l’espressività del volto, possiamo sondare la vera emozione del soggetto. Si sa infatti, che dietro una mimica facciale standardizzata, si può celare un’emozione non corrispondente. Ma al cuore non si comanda per cui la frequenza cardiaca, ci darà un risultato più attendibile". C’è da sottolineare che Abele quando è in action, opera in un ambiente sensorizzato ed a breve il laboratorio si doterà anche di un termo scanner e di un radar per andare a monitorare anche le variazioni del respiro. Alla base di Abel ci sono una serie di algoritmi oltre alle learning machines ed all’intelligenza artificiale.

"Da oltre dieci anni applichiamo algoritmi al riconoscimento facciale attingendo a grandi data base che contengono migliaia e migliaia immagini di mimica facciale". Abel è un robot umanoide di seconda generazione perché ha "scalzato" Face. "Rispetto al precedente robot, Abel ha movimenti molto più fluidi": precisa Greco. Per quanto concerne le applicazioni in campo medico, Abel può interagire con persone affette da alzheimer ed autismo perché Abel ad esempio, se fa un’azione verso la persona, prova a capire se ha provocato una reazione e di che tipo.

Da questo lavoro il medico potrà in seguito cercare i trattamenti più efficaci. Stessa cosa, la faceva Face ma Abel ora ha un incredibile upgrade tecnologico tant’è che al Centro Piaggio pensano anche ad utilizzi per esperimenti di economia comportamentale come ad esempio per indagare i nessi causali tra emozioni e scelte economiche. E pensare che tutto era nato dall’intuizione di Danilo De Rossi, oggi professore emerito di Unipi, che sognava un robot che lo sostituisse nelle riunioni noiose. Il team che ha lavorato ad Abel, è costituito da Arti Ahluwalia direttrice del Centro Piaggio, Enzo Pasquale Scilingo, Caterina Giannetti del Dipartimento di Economia e Lorenzo Cominelli.

Carlo Venturini