
Marcello Calisti, professore pisano, è appena rientrato da un’esperienza all’estero e sta lavorando per riaprire il laboratorio di robotica marina dove porterà avanti progetti sui dispositivi acquatici. Scopriamo quali.
di Mario Ferrari
PISA
"Sono convinto che grazie alla robotica marina avremo un giorno dei mari ripuliti dalla plastica, la piaga del nostro tempo". Una convinzione ma anche una dichiarazione d’intenti, quella di Marcello Calisti professore della Scuola Sant’Anna specializzato nella robotica marina. Calisti infatti è uno dei padri del granchio robot, il particolare dispositivo a forma di crostaceo da qualche anno assunto a tempo indeterminato come spazzino dei fondali marini, vista la sua capacità di scendere fino a 200 metri per recuperare circa 10 chili di micro e macro plastiche. Dopo un periodo all’estero, adesso il ricercatore è tornato a Pisa con l’intento di riaprire il laboratorio di Robotica Marina, dove porterà avanti dei progetti sui dispositivi acquatici.
"Attualmente sto studiando - commenta Marcello Calisti - i modelli di ricerca per creare un robot che sia più stabile, meno invasivo e rumoroso per i pesci e che possa imprimere una forza maggiore per la pulizia dell’ambiente come rimuovere detriti o reti fantasma per pulire i fondali. Penso che la robotica ispirata agli animali potrà essere una vera e propria frontiera per la tutela ambientale".
In che modo?
"Deve considerare che la robotica marina permette all’uomo di arrivare dove non può. Concretamente, anche a 30 metri di profondità noi umani sopportiamo a fatica immersioni durature, mentre i nostri robot possono interagire con l’ambiente marino e monitorarlo senza troppe difficoltà a grandi profondità".
Insomma, possono essere le braccia o gli occhi dell’uomo sott’acqua.
"Precisamente: sono in grado di raccogliere dati, scandagliare i fondali, monitorare flora e fauna e, effettivamente, pulire il mare. Anzi, le dico che la pulizia e il ripristino dei fondali marini sono compiti dove i robot possono fare da padrone. L’unico problema è che, a oggi, le loro forze da sole non bastano".
Cosa intende?
"Che per ripristinare il mare a un livello decente di pulizia da detriti e plastiche serve uno sforzo maggiore. Abbiamo bisogno innanzitutto di uno sciame di questi granchi subacquei, così da raccogliere plastiche in abbondanza, e poi della conoscenza dei cosiddetti ‘cimiteri di plastica’ ossia quei luoghi dove le correnti trasportano la gran parte dell’inquinamento marino. Andando a intervenire su quelli potremo realmente pensare a un mare completamente pulito". Secondo lei è fattibile?
"Lo vogliamo rendere tale, per questo stiamo sviluppando dei cassonetti che, posizionati sul fondo del mare, possono radunare i detriti presi dal robot e riemergere in superficie per lo scarico dei rifiuti. Con tantissimi granchi-bot e questi cassonetti penso che i risultati arriveranno: abbiamo la tecnologia, la conoscenza e le capacità, servirebbero i fondi per rendere il progetto una realtà".