
Imparare a gestire i conflitti. In 27 al master della Sant’Anna: "Formati per aiutare gli altri"
È iniziata la 22esima edizione del Master Universitario di primo livello della Scuola Superiore Sant’Anna in diritti umani e gestione dei conflitti. Un corso internazionale tenuto in inglese, diviso in una fase in aula alla quale segue un tirocinio di diversi mesi in un’organizzazione non governativa, governi, agenzie umanitarie, sistema delle Nazioni Unite o organizzazioni regionali. "A fronte di circa 160 domande arrivate da tutti i continenti – spiega Emanuele Sommario, professore associato di Diritto Internazionale e direttore del master – sono state accettate 27 persone: 24 ragazze e 3 ragazzi provenienti in gran parte dall’Unione Europea, ma anche da Ruanda, Bielorussia, Argentina, Stati Uniti ed Egitto. Molti provengono da scienze politiche o giurisprudenza ma ci sono anche persone con laurea in filosofia e scienze infermieristiche. Ciò che li accomuna tutti è una grossa voglia di aiutare il prossimo". Un corso di alta formazione che prepara i giovani con conoscenze teoriche, pratiche e specifiche per farsi strada in un mercato del lavoro sempre più competitivo e ambire a posizioni di prestigio. La maggior parte dei partecipanti alle precedenti edizioni, ricopre infatti posizioni di rilievo all’interno di realtà importanti come l’Unione Europea, Ocse, Emergency, Amnesty International e molte altre ancora. "Io dico sempre che mi auguro che ogni nuova edizione di questo corso sia l’ultima – commenta amaramente il professor Sommario – perché vorrebbe dire che i conflitti e le dispute tra le nazioni verrebbero risolti in maniera pacifica. E’ importantissimo avere persone ben formate oltre che volenterose: per molti anni l’assistenza umanitaria è stata in mano a persone molte volenterose ma che non avevano una formazione a tutto tondo. Per noi invece è fondamentale formare persone consapevoli ma che abbiano anche capacità pratiche in contesti molto complicati. Prepariamo i ragazzi anche a eventualità, che speriamo non incontrino mai, come posti di blocco illegali, assalti a camion di aiuti umanitari, rapporti con milizie ostili. È importantissimo che sappiano come agire in questi contesti". La preparazione pratica oltre che teorica è uno dei punti principali del corso ed è il motivo per il quale molti studenti originari di paesi europei ricchi di specializzazioni in diritti umani, come la Germania o l’Olanda, preferiscono l’Ateneo pisano. Come Zara Remmers, studente olandese in scienze sociali che, conoscendo la fama del Sant’Anna grazie a un’amica ha deciso di frequentare il corso. "Ho visitato con la mia amica l’Ateneo e mi è sembrato molto interessante, soprattutto perché c’era molta pratica e i progetti futuri erano molto interessanti. Ho scelto di venire qui anziché in Olanda perché reputo molto importante fare esperienze all’estero e ritengo che il sistema scolastico italiano, più applicativo e meno teorico, sia importante da conoscere". Un parere simile è quello di Emma D’Andrea: "Sono all’estero da sei anni e, oltre a tornare vicino alla mia famiglia, sono contenta di fare un master più pratico. Ho concentrato i miei studi sullo sviluppo del Sud Asia, quindi molto accademico: molte teorie di sviluppo e relazioni internazionali, mentre ciò che fanno qui, ossia il peace building e i conflicts non vengono insegnati molto".
Hanna Alymava, studentessa bielorussa di diritto internazionale si sta specializzando in diritto internazionale dei diritti umani e dei rifugiati e che lavora in questo settore da circa 4 anni. "Provengo da un paese dove ci sono tantissimi problemi di diritti umani – afferma Hanna – e quando mi sarò specializzata nel mio campo di studi, tornerò qui. Il mio sogno è che la Bielorussia diventi un paese democratico e certe persone siano punite per i loro crimini".
Mario Ferrari