GABRIELE MASIERO
Cronaca

"In questi 17 anni mai sentito estraneo a nessuna comunità"

Il saluto di monsignor Benotto ai fedeli

Monsignor Giovanni Paolo Benotto dopo aver dato l’annuncio in Cattedrale, letteralmente travolto dall’affetto sincero dei fedeli

Monsignor Giovanni Paolo Benotto dopo aver dato l’annuncio in Cattedrale, letteralmente travolto dall’affetto sincero dei fedeli

"Nessuno è profeta in patria ma posso dire, in verità, che in questi 17 anni di episcopato non mi sono mai sentito estraneo a nessuna comunità: religiosa, culturale, sociale e politica". Così Giovanni Paolo Benotto davanti al clero pisano e ai fedeli che nella cappella del Santissimo Sacramento del duomo stavano assistendo alla comunicazione del suo successore, ha tracciato un primo sommario bilancio del suo ministero. Lo ha fatto sorridendo, come se la nomina del papa gli avesse finalmente tolto un peso. I 75 anni compiuti a settembre lo hanno, infatti, reso pensionabile. Ma fino al 3 febbraio, giorno in cui la Santa Sede glielo ha formalmente comunicato, non sapeva quanto ancora avrebbe dovuto aspettare per "la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi Metropolitana di Pisa" che ora è stata finalmente accettata. Ma il lavoro non è ancora finito, anzi.

Da oggi sarà l’amministratore apostolico della diocesi fino a domenica 11 maggio quando in cattedrale si celebrerà l’ordinazione episcopale di Padre Saverio Cannistrà e, ha scherzato ancora Benotto rivolgendosi ai preti pisani, "fino ad allora durante le messe dovrete fare ancora il mio nome come vescovo di Pisa". La platea ha applaudito il suo sorriso sincero. Alla fine della cerimonia è travolto dall’affetto e dai saluti di tanti. Di quei "fratelli e sorelle ai quali prometto che continuerò ad aiutarli, anche quando non sarò più vescovo, nel servizio alla Chiesa pisana".

Ma bilanci non ha voluto farne: "Quelli li farà il padre eterno - risponde ai giornalisti - e poi il mio lavoro non è ancora finito. Ci sono le iniziative di questo tempo giubilare da portare avanti e i tanti impegni quotidiani". Il cuore però è più leggero e allora c’è spazio per gli aneddoti: "Sono stato io a imporre le mani sulla testa del mio successore, quando ero un semplice sacerdote chiamato a coadiuvare la celebrazione dell’ordinazione sacerdotale di Saverio, il 24 ottobre 1992, presieduta da monsignor Plotti". Undici anni dopo Benotto è diventato vescovo di Tivoli e poi nel 2008 papa Benedetto XVI lo ha nominato arcivescovo della Chiesa Primaziale di Pisa e Metropolita della provincia ecclesiastica pisana (che comprende oltre Pisa le diocesi di Livorno, Massa Carrara-Pontremoli, Pescia, Volterra). Sono stati 17 anni, ricorda Benotto, "di grandi trasformazioni, soprattutto sociale gli ultimi anni, prima con la pandemia poi con i conflitti internazionali, hanno segnato in profondità e in peggio la nostra società". Anni che lo hanno affaticato e certamente preoccupato, ma che lo hanno visto impegnato in prima linea proprio negli anni del Covid con un costante richiamo a non dimenticarsi "degli ultimi e a lasciare indietro nessuno".

Ecco perché il saluto di oggi, il suo "non sentirsi estraneo ad alcuna comunità" (comprese quelle delle altre confessioni religiose) suono come una specie di testamento spirituale al suo successore, un passaggio di testimone lucido e consapevole a chi, ha concluso, "saprà avere allo stesso tempo uno sguardo colto e con un profilo internazionale, come appunto Saverio Cannistrà, perché le sfide di oggi, in un periodo dove ha prevalso l’egoismo e la diffidenza, deve saper ascoltare i bisogni e fronteggiare le difficoltà cercando di dare risposte competenti e tempestive".

Gab. Mas.