GABRIELE MASIERO
Cronaca

"In treno a Empoli per il tampone Per poi scoprirsi positiva..."

Lo sfogo della studentessa: "Ho viaggiato con mio fratello. E dal momento dell’esito . nessuno si è fatto vivo"

di Gabriele Masiero

"Ci hanno costretti a viaggiare in treno fino a Empoli, per fare un tampone, e alla fine sono risultata positiva al Covid-19. Per fortuna io e mio fratello, che invece è negativo, siano stati attenti a non entrare in contagio con nessuno. Ma è inutile parlare di tracciamento, se non si mettono le persone in condizioni di farlo. La mia famiglia non è ancora stata contattata dalle Usca e non abbiamo neppure potuto informare Immuni perché l’Asl non ci ha fornito i codici necessari". Elena Reitano, è la studentessa universitaria pisana che due settimane fa, attraverso La Nazione, denunciò di essere stata costretta a "emigrare" fino a Empoli per farsi un tampone dopo che entrambi i genitori suoi conviventi erano risultati positivi al coronavirus. Con lei ha viaggiato anche il fratello diciottenne, che oggi è ancora l’unico negativo in famiglia. "Per fortuna - racconta Elena - sono sostanzialmente asintomatica: non avverto ancora bene gli odori, ma mi è tornato il gusto. Non ho febbre e nessun altro sintomo. Sta bene anche mia mamma, solo mio padre continua ad avere un po’ di tosse.

Ma, al di là dell’aspetto clinico, che per fortuna non è preoccupante, quanto ci è capitato dimostra che il sistema così com’è non funziona: le Usca non le abbiamo viste, i miei genitori, in isolamento da quasi un mese, attendono da giorni il secondo tampone e non si sa quando glielo faranno e, incredibilmente mio fratello ha appena ricevuto una comunicazione scritta via mail dal Dipartimento di prevenzione dell’Asl Toscana nord ovest che lo autorizza a uscire dal prossimo 5 novembre. Ci domandiamo come sia possibile visto che convive con tre persone tuttora positive". La studentessa, infatti, spiega che il loro medico di famiglia li ha informati che "per uscire dobbiamo essere tutti guariti: quindi non si capisce su quali base quella comunicazione sia arrivata a mio fratello: ciò dimostra che i dati che vengono forniti potrebbero presentare pericolose falle nel sistema di tracciamento vanificando gli sforzi fatti in conseguenza delle misure di sicurezza adottate anche in questi giorni". "Noi adesso non vediamo l’ora di guarire - conclude Elena Reitano - anche perché non appena saremo negativizzati, e dunque potremmo riacquistare la nostra libertà, io e i miei genitori contatteremo il professor Francesco Menichetti per candidarci a essere donatori del plasma iperimmune a beneficio della sperimentazione nazionale di cui l’Aoup è capofila".