Incastrati dall’app "Immuni": confermate le pene in appello

8 anni e 5 anni e 5 mesi per la rapina in via Crispi. Vittima un 50enne pisano. "Mi minacciarono per i soldi"

In appello le pene sono state confermate. Erano stati incastrati dall’app Immuni. A luglio 2021 era arrivata la sentenza di primo grado. Diop Papà Abdoulaye (assistito dall’avvocato Roberto Nocent) e Alì Monhamed Habachi (allora tutelato dalla collega Sara Baldini, poi da Enrico Roccasalvo) erano stati condannati a 5 anni e 5 mesi e 20 giorni e 8 anni. Il pubblico ministero Flavia Alemi aveva chiesto: 8 e 11 anni. Rapina in via Crispi: la app, attiva sul cellulare della vittima, un 50enne pisano, aveva fornito i movimenti esatti che il rapinatore (per l’accusa il secondo uomo) avrebbe fatto spostandosi da un bancomat all’altro per fare prelievi, mentre il complice tratteneva l’uomo (entrambi sono stati assolti per il sequestro di persona). I difensori degli imputati avevano mosso eccezione al collegio sull’utilizzo dei dati estrapolati proprio dall’app, essendo stata creata solo per monitorare i contagi e quindi ai fini di salute. Ma il presidente, giudice Cipolletta, aveva accolto la posizione del pm, secondo la quale non esiste norma che vieti l’utilizzo di quei dati in Tribunale. Sarebbe stato Habaci, aveva ricostruito il 50enne, ad invitarlo a prendere un caffè mentre aspettava di farsi i capelli e a portarlo poi in una corte deserta. E, a quel punto, a minacciarlo con un complice che era sul posto per farsi dare dei soldi.

Il 7 giugno si è tenuto l’appello a Firenze, il reato contestato era rapina aggravata: sono state confermate le condanne.

Antonia Casini