Pisa, 26 settembre 2017 - UNA LAUREA in Giurisprudenza (110 e lode all’Università di Pisa), professore ordinario di diritto tributario nella Facoltà di Economia “Richard M. Goodwin” dell’Università di Siena e ora nel Dipartimento di Studi Aziendali e Giuridici. Dal 2011 anche incaricato di diritto tributario nell’Università degli studi di Pisa; presidente dell’Associazione Italiana dei Professori di Diritto Tributario; avvocato cassazionista, commercialista e revisore legale dei conti.
E’ IL CURRICULUM di tutto rispetto di Alessandro Giovannini, livornese di nascita (classe 1962), ma noto in tutta Italia per la sua professionalità. Oltre ad essere fondatore dello Studio legale tributario “Giovannini & Partners - Tax and legal” con sede a Pisa e associato dello Studio Giovannini, con sede in Livorno, Giovannini è stato anche direttore generale della Provincia di Livorno. Da ieri, è al centro di una intricata vicenda giudiziaria che lo ha portato agli arresti domiciliari nell’ambito di un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Firenze che ha portato agli arresti (ai domiciliari) di sette tributaristi e a ventidue interdizioni dalle funzioni di professore universitario.
LE ORDINANZE per le sette misure di custodia cautelare, eseguite dalla Guardia di Finanza di Firenze, contestano ipotesi di reati corruttivi, che avrebbero dato luogo a concorsi truccati. Le indagini hanno preso le mosse dalla denuncia di un ricercatore, Laroma Philip Jezzi, secondo il quale alcuni professori universitari avevano tentato indurlo a ritirare la propria candidatura dal concorso per l’abilitazione scientifica nazionale all’insegnamento nel settore del «diritto tributario». Si sarebbe voluto così favorire un’altra persona in possesso di un curriculum notevolmente inferiore, cui era stato promesso di influenzare la Commissione giudicatrice.
GIOVANNINI era componente (insieme ad altri) di quella commissione nazionale nominata dal Miur e avrebbe contribuito, stando alla ricostruzione delle accuse, ad impedire l’abilitazione di candidati che rappresentavano un ostacolo alla carriera di suoi allievi (o allievi di amici) in modo da «precostituire le condizioni per fa conseguire, in assenza di reale concorrenza», i posti di professore ordinario o associato che sarebbero stati banditi dalle varie università ai propri allievi. Il che è un atto contrario ai propri doveri d’ufficio. Ed è stata proprio la bocciatura (con conseguente segnalazione all’autorità giudiziaria) per impedire che potesse partecipare ai bandi per professore ordinario all’università di Firenze di Laroma Philip Jezzi a far scattare le indagini. Quei posti ‘fiorentini’ erano destinati ad essere vinti da Stefano Dorigo e Francesco Padovani, quest’ultimo ricercatore a tempo determinato all’Università di Pisa, oltre che partner dello studio Russo Fransoni Padovani e associati.
valentina conte