MARIO FERRARI
Cronaca

Intelligenza artificiale e copyright: "La creatività è la base della società. Vogliamo delegarla alle macchine?"

Caterina Sganga, ordinaria istituto Dirpolis Sant’Anna, è l’organizzatrice della conferenza annuale Epip "Arti contro soldi? Non bisogna limitare lo sviluppo tecnologico ma neppure fermare la fantasia umana".

Intelligenza artificiale e copyright: "La creatività è la base della società. Vogliamo delegarla alle macchine?"

Caterina Sganga, ordinaria istituto Dirpolis Sant’Anna, è l’organizzatrice della conferenza annuale Epip "Arti contro soldi? Non bisogna limitare lo sviluppo tecnologico ma neppure fermare la fantasia umana".

"La manifestazione del pensiero e della creatività umana sono le basi su cui plasiamo il futuro. Vogliamo delegarle alle macchine?". Il dibattito tra diritto d’autore e intelligenza artificiale è un tema caldo del presente e soprattutto futuro di questa generazione. Un braccio di ferro tra creazione, plagio e norme europee che crea dubbi anche sui consumatori, che non sanno come comportarsi davanti a un’ia capace di generare arte con un click. Il tema sarà uno dei tanti che la conferenza annuale EPIP affronterà a Pisa dall’11 al 13 settembre e sarà la professoressa Caterina Sganga, ordinaria dell’Istituto Dirpolis della Scuola Sant’Anna e organizzatrice di EPIP 2024, a cercare di dare una risposta che "si divide tra due problemi di difficile soluzione".

Quali?

"Il primo riguarda l’output e la domanda che ci poniamo è: a chi spetta il diritto per un’opera generata da Ia? Al momento queste non sono protette da copyright, che tutela solo la creazione umana. Vogliamo premiare solo il creativo (anche se ha usato l’ia per realizzare tecnicamente la sua opera), o proteggere anche le opere create totalmente dall’ia, remunerando quindi non un autore, ma chi ha investito soldi per creare il software e allenarlo?".

Quindi arte contro soldi.

"Con molti rischi: se cambiano le regole di diritto d’autore, si può disincentivare il processo creativo umano in favore dell’ia, impattando molto sulle industrie del settore, che coinvolgono il 8.7 milioni di lavoratori europei (il 3.8%) e nel 2019 hanno rappresentato il 4,4% del Pil dell’Ue".

E il secondo problema?

"Gli input, ossia la quantità di libertà da dare a chi usa l’IA su opere protette da diritto d’autore".

Può spiegare meglio?

"I software delle intelligenze artificiali vengono ‘allenati’ mettendo nel loro database milioni di dati, che spesso sono opere protette da copyright. Come evitarlo o in caso comportarci con chi fa uso di questi software? Per alcuni non viene utilizzato il cuore creativo dell’opera ma il suo valore informativo, per cui l’uso dovrebbe essere libero".

Ma la violazione c’è.

"Infatti. C’è quindi il duplice problema di come remunerare l’autore e, d’altro canto, come tutelare chi sviluppa le ia, che se pagassero i diritti sui milioni di dati protetti da copyright dovrebbero sborsare cifre inimmaginabili. L’Europa ha deciso di consentire gratuitamente le estrazioni di informazioni solo per la ricerca scientifica, altri scopi violano le normative. Questo però rischia di rallentare lo sviluppo europeo dell’ia e creare competizioni col mercato estero". Ma i consumatori come devono comportarsi?

"Le normative sono chiare: l’uso personale è assolutamente consentito, la diffusione deve essere fatta invece se c’è la certezza che ciò che sto pubblicando non violi copyright. Riguardo la generazione di materiale, è lecita soltanto se la mia base non è coperta da diritto d’autore. Un esempio concreto: se faccio creare all’ia una canzone casuale va bene, se le chiedendo di usare come base una musica coperta da copyright, violo il diritto. Idem per le immagini".

La sua soluzione?

"L’inevitabile compromesso. Non possiamo più fare a meno dell’ia ma dobbiamo necessariamente tutelare i creatori. In futuro molti lavori verranno automatizzati dalle macchine, è il processo evolutivo, ma la creatività è diversa. Non si tratta di avvitare un bullone: se lasci a un’intelligenza artificiale le redini del processo creativo non soltanto elimini gli artisti, ma le permetti anche di generare la cultura di una civilità. L’arte è il modo con cui gli umani si esprimono, manifestano, dibattono e plasmano il futuro della società democratica, vogliamo veramente lasciarlo decidere a degli automi ai quali manca il sentire sociale?".