REDAZIONE PISA

"La Biblioteca lasciata da sola"

L’Universitaria trasloca 2 km di volumi a Piacenza "Nessuna istituzione pisana si è fatta avanti"

"Ho provato in ogni modo a evitare questa separazione, ma nessuna delle istituzioni che abbiamo consultato ha risposto alle nostre richieste di aiuto. Non c’è purtroppo interesse verso la Biblioteca Universitaria e noi siamo costretti ad andare avanti con le nostre poche forze. E a fare scelte anche dolorose", così Daniele Cianchi (nella foto), il direttore della Bup, spiega perché è arrivato alla estrema soluzione di trasferire 2 km di libri a Piacenza (coem scritto da La Nazione domenica 19). "Si tratta – precisa – di una soluzione provvisoria e reversibile dalla quale siamo pronti a tornare indietro se qualcuno si facesse avanti per offrirci un deposito a Pisa".

Avrebbe un’idea da suggerire?

"A noi serve un capannone dotato di impianti antincendio e sicuro. Il Ministero non ci permette di acquistare o di affittare altri edifici. Non ha senso pensare a immobili storici e sobbarcarci i lavori di adeguamento. Stiamo già intervenendo nel deposito di via San Frediano, dove siamo in affitto dal Comune e dove faremo a spese nostre i lavori".

Quando inizierete a svuotarlo e a traslocare i libri?

"Entro dicembre dovremo iniziare i lavori e ultimare il trasloco. Mercoledì andremo a Corte Maggiore per un sopralluogo che confermi l’idoneità di quel deposito. Una volta operativi, la ditta che avrà in custodia i libri provvederà alla loro digitalizzazione e all’invio su richiesta".

Chiariamo: quali libri andranno a Piacenza?

"Si tratta di riviste cessate e di testi molto poco consultati. La scelta è stata fatta in modo meditato e sulla base di una ricognizione che ha tenuto conto della frequenza di richieste del materiale. I fondi antichi rimangono a Pisa, è ovvio".

Quando si chiuderà in modo definitivo la questione Bup?

"Chi lo sa? I lavori erano finalmente iniziati a gennaio ma poi si sono interrotti a causa della burocrazia e delle difficoltà con l’approvvigionamento dei materiali, causate dal Covid. E poi c’è la questione del progetto. Inspiegabilmente, chi lo ha redatto ha previsto interventi solo per il primo piano. Eppure il finanziamento era per l’intera porzione dell’immobile, quindi anche per il piano superiore. Così si allungano i tempi".

Direttore, siete divisi su tre sedi e sempre meno come organici. Come si lavora in queste condizioni?

"Male, molto male. Noi ce la mettiamo tutta, ma è dura. La Bup dovrebbe essere una istituzione molto importante ma è evidente che siamo considerati di serie B. Funzionari bibliotecari siamo rimasti in tre, fra un anno saremo due. Per tutti gli altri compiti siamo sottodimensionati al punto che coloro che erano inquadrati come custodi in questi anni si sono reinventati e hanno dato una mano per catalogazione e digitalizzazione".

Nonostante questo portate avanti anche importanti progetti.

"Sì, abbiamo riportato da noi un fondo di documenti che si trovava nella Domus Galilaeana. Si tratta di materiale molto importante che abbiamo catalogato e digitalizzato e reso accessibile a tutti. Stiamo proseguendo con altri fondi, l’entusiasmo non ci manca, purtroppo siamo veramente soli".

Eleonora Mancini