di Eleonora Mancini
Sarà "a trazione pisana" il Padiglione Italia della Biennale Internazionale di Architettura di Venezia che aprirà i battenti dal 21 maggio. Presto, il ministro dei Beni Culturali svelerà progetti e ospiti, ancora coperti da segreto. Non sono però più riservati nomi e presenze pisane che hanno collaborato a questo progetto che ha l’ambizione di raccontare e di segnare una nuova pagina, di ripartenza e di sostenibilità, per l’intero Paese. Curatore del Padiglione Italia, incaricato dal Ministero, è Alessandro Melis, l’architetto pisano i cui progetti e studi sulla sostenibilità ambientale hanno fatto scuola in tutto il mondo. Melis, che oggi insegna all’Università di Portsmouth in Inghilterra, e prima a Dessau, Vienna e Nuova Zelanda, ha legato il suo nome di recente alla progettazione del Polo San Rossore 1938, modello di edificio sostenibile a lui commissionato dall’Ateneo. Melis ha scelto il tema del Padiglione Italia (‘Comunità resilienti’) che sarà un laboratorio di ricerca e di racconto di modelli positivi in tema di rigenerazione urbana e impatto ambientale.
"Ricevetti l’incarico tre anni fa. La Biennale avrebbe dovuto tenersi nel 2020, ma il Covid ha frenato tutto. Quando presentai il progetto, centrato sulla crisi climatica e quindi sulla responsabilità degli architetti nella creazione di città sostenibili, mi presero quasi per visionario. Perché dissi che i primi due sistemi destinati a crollare a causa della crisi climatica sono quelli legati a salute e sociale. A distanza di due anni, la pandemia Covid lo ha dimostrato". Sui temi ambientali Alessandro Melis è anche un pioniere: nel 1999 progettò, con lo studio Heliopolis 21, il modello delle stazioni ecologiche, la prima delle quali, in Italia, fu installata a Pisa. Un modello copiato e ripreso poi in tutta Europa. Di lui si ricorda anche l’esperienza professionale a Peccioli, il borgo modello di ‘comunità resiliente’, e che sarà protagonista alla Biennale in una delle quattordici sezioni in cui si articola il Padiglione Italia.
"Laboratorio Peccioli" è curato dai ‘pisani’ Ilaria Fruzzetti, Nico Panizzi, Laura Luperi. La Biennale parlerà pisano anche ‘dietro le quinte’, con un parterre di esperti e professionisti. Tre le eccellenze pisane del comitato scientifico transdisciplinare: Michela Passalacqua, prorettrice agli affari giuridici e ordinario di Diritto dell’Economia dell’Università di Pisa, Guido Tonelli, il grande scienziato dell’Ateneo pisano, Roberto Buizza, noto climatologo e docente di Fisica alla Scuola Superiore Sant’Anna, e Daniela Ciccarelli, ricercatrice di Botanica dell’Università di Pisa. Fra i curatori di alcune sezioni altre due pisane, gli architetti Margherita Baldocchi e Alice Maccanti. Nel campo strettamente culturale, il Comitato consultivo della Biennale vede altri due nomi noti a Pisa: Stefano Renzoni, professore di Storia dell’Arte al liceo Galilei, e consulente della Fondazione Pisa e di Palazzo Blu di cui ha curato allestimento e mostre, e Stefano Sodi, per molti anni docente di storia e filosofia al Galilei e ora all’Istituto di Scienze Religiose.
"Essendo una biennale molto sfaccettata – spiega Melis -, di ricerca e transdisciplinare, tutti parteciperanno con proposte di iniziative ed eventi, e contribuiranno alla curatela dei testi dei cataloghi, a volumi di ricerca, dando una mano agli altri curatori". La ‘nazionale pisana’ alla Biennale nasce con l’obiettivo di "valorizzare persone di livello culturale altissimo. Insomma, un modello di meritocrazia". E infine, il caso ha voluto che l’anima del Padiglione Italia, il ‘faro’, come dice Melis, fosse Esmeralda Valente, da poche settimane alla guida della Soprintendenza di Pisa: "Lei – spiega - è stata il tecnico responsabile storico della direzione del Padiglione Italia per conto della Direzione dell’Arte Contemporanea Mibact. Nei tre anni che ho passato nell’organizzazione del progetto, lei è stata il cuore pulsante della Biennale e ho potuto apprezzarne la competenza e la generosità. Sono molto felice che sia approdata a Pisa".