Santa Croce sull’Arno, 9 gennaio 2024 – Giulia Deidda rischia di finire a processo. Lo sa. Ma è pronta a battersi. E’ un fiume in piena davanti alle carte della procura che chiedono di mandarla a processo. "Sono sorpresa e amareggiata", dice. "Ma soprattutto sono innocente". E annuncia: "Affronterò con questi sentimenti e questa determinazione l’udienza preliminare per decidere sul mio rinvio a giudizio".
"Sono sorpresa perché ho sempre agito con correttezza, con l’unico obiettivo di fare e dare il meglio alla comunità che amministro e anche perché il mio operato è stato distorto da una logica inquisitoria che ha voluto attribuirmi reati che non ho mai commesso – si sfoga – . E sono innocente perché confido di riuscire a dimostrare che le accuse che mi rivolgono non hanno fondamento. Per quel che riguarda l’amarezza invece con quella farò in conti da sola: inciderà sulle scelte che farò una volta terminata la mia esperienza da sindaca, influirà sulla mia volontà di proseguire o meno la mia esperienza politica".
Sull’inchiesta. "La vita di un indagato è passata al setaccio. Anche la mia lo è stata. E c’è un dato che emerge chiaro: gli accertamenti fatti sulla mia persona e sulle mie condizioni patrimoniali restituiscono l’immagine di una persona pulita e per bene – sottolinea –. E’ normale che sia così, ma visto che sono imputata giova sottolinearlo". Fin qui le riflessione. Poi un’analisi dei fatti. "Vengo accusata di aver scelto consulenti in materia ambientale graditi ad Aquarno, in particolare un geologo e un avvocato. Basti dire che entrambi lavoravano col Comune di Santa Croce prima del 2014, quando sono stata eletta sindaco – precisa Deidda – . Il geologo ha confermato agli inquirenti che il suo incarico “risale tra la fine degli anni Novanta e 2000” mentre l’avvocato ebbe a ricevere i primi incarichi dal Comune nel 2008 e poi a seguire fino al 2020. Non solo: gli atti – non le mie parole - dimostrano che, quando sono diventata sindaco, le pratiche che sono state affidate al legale sono diminuite significativamente".
"Vengo accusata di aver fatto in modo che alcuni imprenditori fossero orientati a dare contributi elettorali a “candidati politici che dimostravano maggiore sensibilità verso le istanze dei conciatori”– spiega Deidda – . Tra le oltre ottantamila pagine di atti di indagine, mi sono state attribuite due iniziative. E negli atti stessi è emerso che nel primo caso si sia trattato di un finanziamento che non c’è stato. Nel secondo, addirittura, non mi si accusa della raccolta di fondi elettorali ma di essere stata interpellata per presentare due imprenditori al candidato alla presidenza della Regione. Scusate, dov’è il reato?"
"Avrei fatto pressione affinché ai vertici degli enti di controllo sulle attività di Aquarno fossero nominate persone gradite ai conciatori – prosegue Deidda –. Questa accusa nascerebbe da un’intercettazione in cui io invece mi preoccupo per lo spostamento dell’Arpat da San Romano a Empoli. Forse non tutti sanno che l’Arpat di San Romano ha fra i suoi compiti il rilevamento delle emissioni nel sistema produttivo del Comprensorio quindi di fare controlli proprio su coloro che secondo l’accusa, avrei favorito. Il mantenimento del presidio di San Romano è dal lontano 2009 una mia battaglia politica e questo è incofutabile così come il suo trasferimento proprio a Santa Croce per determinazione del Comune e della Regione".
"Avrei fatto pressioni sul presidente della Regione perché venisse riconfermato l’incarico di capo di gabinetto alla medesima persona – conclude – . Dagli atti di indagine si evince che tale conferma era chiesta a gran voce da tutti coloro che avevano avuto modo di conoscere il suo operato per la sua professionalità". Infine: "Sono accusata di aver condizionato il lavoro di un funzionario della Regione Toscana incaricato di istruire la pratica di autorizzazione integrata ambientale per Aquarno – dice –. Certo che ho lavorato con quel funzionario. L’ho fatto per risolvere il problema dello “sporcamento” dei piazzali con sostanze inquinanti da parte delle attività conciarie. Il riusultato è stato un provvedimento, che ha imposto alle concerie le spese necessarie a evitare di inquinare i piazzali". Un’ultima considerazione: "io con la mafia e con l’inquinamento da Keu non ho mai avuto niente a che fare".