
La città che investe... vintage I cappelli inusuali di Madrigal E i colori anni ’80 di Garage
L’invasione dei grandi marchi di abbigliamento nei centri delle città è ormai un dato di fatto, una tendenza che spesso rende indistinguibile un paesaggio urbano da un’altro. A contrasto di questa attitudine, sta diventando sempre più florido il mercato del vintage, ovvero quello verso la ricerca di capi prodotti decine di anni fa, che oggi vengono rivalutati e collezionati. Anche Pisa non è immune da questo fenomeno e nel corso del tempo si sono sviluppate sempre più attività indipendenti specializzate nel settore.
Ogni negozio vintage ha uno stile diverso, spesso legato ai gusti e alle capacità del titolare di saper trovare oggetti particolari che abbiano una storia da raccontare. Fabrizio Rondinelli ad esempio, dal 2009 è il titolare di "Madrigal" in Via Cavour 53, e ricorda che fin da ragazzino risparmiava per cercare dei capi inusuali; magari dimenticati in qualche bazar dell’usato, qualcosa che lo distinguesse dalla massa. "Il bello del vintage è che ognuno crea la sua moda – dice Rondinelli – e trova il modo di esprimere la propria creatività nello scegliere e abbinare capi di altri tempi". Può anche capitare di trovare dei piccoli tesori, come ci racconta il titolare: " Avevo aperto da pochi mesi, quando acquistai uno stock di cravatte anni 60 provenienti dall’Inghilterra. Verso il periodo natalizio entrò in bottega un musicista mantovano che era in viaggio di nozze con la moglie, alla ricerca di cravatte stravaganti: gli indicai di frugare nel grande sacco che non avevo ancora messo a posto e ne scelse tre, per cinque Euro l’una. Qualche giorno dopo mi telefonò, dicendomi che una delle cravatte, dopo un’attenta ispezione, aveva l’autografo di Jimi Hendrix nel retro della fodera". Da “Madrigal” sono passati personaggi come Nick Cave, David Sylvian e Olga Kurylenko, portandosi a casa alcune delle gemme della moda anglosassone ed europea degli anni 50, 60 e 70, presenti nel negozio di Fabrizio. Oggetti che hanno lasciato un segno nel tempo e che sono ancora attuali: dagli autentici Barbour, agli eskimo, fino alle scarpe fatte da Doctor Marten’s per i postini Inglesi. "Dietro ad un pezzo vintage (non semplicemente vecchio), c’è sempre un racconto - continua Rondinelli - come il ritrovamento dei cappelli della ditta pisana Cicalini, che furono scelti per essere indossati da tutte le comparse di “C’era una volta in America” di Sergio Leone".
Tommaso Tanzini invece, ha da poco aperto “Garage” in Via Mercanti 29: "Collezionavo camicie stravaganti, ma ad un certo punto sono diventate troppe, perciò ho provato a venderne alcune; è così che ho scoperto la passione per questo mondo e ne ho fatto poi un lavoro", ci dice. "Il mio è uno shop orientato verso la moda sportiva d’oltreoceano degli anni 80 e 90, tutta piena di colori. Oltre alle griffe più in voga come Ralph Lauren, i capi più richiesti e rari sono i bomber di Starter, un’azienda che produceva il merchandising per il basket, baseball, football e hockey in America".
Se fino a qualche anno fa, il mercato del vintage era per lo più spostato verso un target d’età medio alta, adesso anche i “Millenials” e i ragazzi della “Generazione Z” sono attratti dal “second- hand”. Aggiunge Tanzini: "Anche se gli stranieri hanno un background molto più radicato sul vintage rispetto agli italiani, vedo sempre più interesse specialmente dai giovanissimi, e questo è senz’altro un buon segno".
Yari Spadoni