MICHELE BUFALINO
Cronaca

La famiglia sotto i razzi a Tel Aviv: "Dobbiamo spiegare tutto questo ai bambini"

Il giovane architetto di Pontedera ha lavorato a lungo in città ed è stato tra i progettisti del polo didattico San Rossore. Da 10 anni vive nella città israeliana con la moglie

Elio Bedarida con la moglie Dorit e i loro due bambini, di 10 e 7 anni

Elio Bedarida con la moglie Dorit e i loro due bambini, di 10 e 7 anni

Pisa, 10 ottobre 2023 – Una famiglia che ha vissuto la guerra sulla propria pelle, da generazioni. Elio Bedarida, classe 1972, è un ‘cosmopolita toscano’ a tutti gli effetti. Nato a Pontedera, ma figlio di livornesi, è un tifoso del Pisa e ha studiato e lavorato tra la città della Torre Pendente e Firenze come architetto. Dopo essere stato tra i progettisti del Polo didattico San Rossore 38, da circa 10 anni abita a Tel Aviv in Israele e, mentre è raggiunto telefonicamente dal nostro quotidiano, suonano gli allarmi antiaerei per gli attacchi di Hamas.

"Siamo stati chiusi in casa tutto il weekend - racconta Bedarida -. Da sabato mattina, sulla nostra zona a Tel Aviv, dalle 6.30 di mattina, fino alla sera, ci sono stati cinque attacchi, il quarto particolarmente intenso". Nel corso degli anni queste situazioni sono diventati la normalità: "Non è la prima volta che ci troviamo sotto i razzi, sibila il vento nel cielo e poi il rumore, spaventoso - prosegue Bedarida -. Anche durante il Covid da Gaza ci sono arrivati razzi. Siamo preoccupati e dobbiamo spiegare ai bambini quello che sta succedendo". Elio Bedarida, di fede ebraica, in Israele si è rifatto una vita: "Dopo una relazione finita male cominciai a cercare comunità di persone ebraiche in giro per l’Italia - spiega Bedarida -. Un giorno partii per un viaggio in Israele e ho trovato Dorit, la donna della mia vita. In ebraico il suo nome significa ‘dono’ e da lei ho avuto due bambini di 10 e 7 anni".

La famiglia Bedarida ha vissuto da sempre gli orrori della guerra. "Mio padre nacque nel 1936 e subì le leggi razziali, fuggì in Francia e poi a Montecarlo - continua l’architetto toscano -. Mia suocera è nata a Creta, una delle poche ebree salve dalla Shoah, scappò ad Atene e ha vissuto per anni passando di villaggio e villaggio. Quasi tutti però siamo stati fortunati, in molti si sono salvati. Qualche cugino invece non ce l’ha fatta, è stato deportato durante la seconda guerra mondiale". Oggi la guerra in Medio Oriente è, da tempo, la nuova normalità: "Per legge tutti gli edifici devono essere forniti di un rifugio antimissile al piano o per edificio - ci racconta Bedarida, proprio mentre suonano gli allarmi e i missili volano sopra le teste dei cittadini di Tel Aviv -. Quando ci sono le sirene ci spostiamo lì. Finita la sirena si torna a lavorare". La guerra però è già tornata a cambiare gli equilibri: "Sono stati chiamati alcuni riservisti - racconta Bedarida -. Mia moglie ha un nipote di 21 anni che in questi giorni è partito per il fronte. L’Iran ha giurato con Hamas di distruggere Israele. Uno dei loro obiettivi è la conversione di massa all’islam, rimanendo qua come ebrei e ‘infedeli’ non ci resta che morire secondo loro".

L’attacco è stato un vero shock per tutta la comunità: "Il paese è scioccato da ciò che è accaduto - racconta ancora Bedarida -. Nessuno si aspettava un fallimento totale di tutto il sistema difensivo israeliano. Tutti ci siamo chiesti è come sia stata possibile una operazione del genere su un confine così presidiato e come né o servizi interni né il Mossad sapessero nulla. Il paese adesso paga caro una disfatta e un danno dell’immagine della forza di Israele e dei suoi apparati di difesa. Non posso togliermi dalla testa il pensiero di quei poveri ostaggi nelle mani di Hamas". Il quadro, secondo chi la guerra la sta vivendo in prima persona, non è roseo: "In Italia secondo me c’è poca percezione di ciò che accade sul serio - spiega l’architetto toscano -. Per ogni terrorista che salta in aria, le famiglie vengono coperte di onori, si prendono stipendi a vita. Non si possono applicare gli stessi principi culturali occidentali. Quando muore un israeliano si fa festa per strada. Sono stati molto chiari, non si fermeranno finché non moriremo tutti. Lo dice Hamas e ora anche gli iraniani".

La strada tracciata non sembra lasciare spazio a molte alternative, secondo Bedarida: "Adesso ci aspettiamo che attacchino dal Libano le milizie terroriste degli sciiti - conclude Bedarida -. Abbiamo molta paura, mi aspetto che Israele faccia una guerra a Gaza, ma ci saranno larghe perdite di soldati e civili purtroppo che verranno utilizzati come scudi umani da Hamas e questo sarà il pretesto per un ulteriore inasprimento del conflitto".