"La prima guerra mondiale è stato il nostro Vietnam con 40mila soldati italiani affetti da disturbi psichici anche permanenti". E’ il risultato della ricerca della prof.essa Vinzia Fiorino storica di Unipi.
In cosa consistevano questi disturbi che ha rinvenuto nelle cartelle cliniche anche ad esempio dell’ospedale psichiatrico di Volterra?
"C’era chi si denudava e urinava sulla propria uniforme come per prendere le distanze dal proprio essere milite. C’era chi regrediva alla propria infanzia e voleva giocare a cavallina oppure inventava la presenza di un fratellino che era molto monello. Si parla di soldati, persone adulte. Altri ancora che sono percorsi da tremiti in un totale mutismo, o che delirano con la paura del diavolo e di essere posseduti da demoni".
A cosa è dovuto questo nuovo, inapsettato "bombardamento" psichiatrico?
"Penso sia dovuto proprio alle bome ed alle trincee. Mi spiego meglio: la prima guerra ha fatto uso di nuove armi. Carri armati, aerei, cannoni e bombe tante bome, le notti illuminate a giorno. C’è stato un "bombardamento" acustico mai avuto prima. E poi le trincee. Le trincee aumentarono drammaticamente il senso di claustrofobia".
Gli ospedali erano pronti a questo boom di disturbi?
"Lo stato italiano investì molto ma era difficile immaginare una situazione del genere. In alcuni ospedali si decise di rendere la vita dei malati sospettati di simulare i loro disturbi, peggio che al fronte. Gli ospedali dovevano essere peggio della guerra per quei casi".
Cosa vuol dire?
"Si applicavano forme di violenza quasi torture con la somministrazione di scariche elettriche ai genitali. Un orrore che si somma ad altro orrore. Insomma eravamo in pena emergenza, una emergenza che porta nel gennaio del 1918, dopo la sconfitta di Caporetto del 1917, all’istituzione di un Centro di Prima Raccolta a Reggio Emilia per cercare di gestire (e limitare) il flusso di soldati che arrivano dal fronte per essere poi smistati nei vari ospedali".
Perché molti soldati avevano forme di regressione adolescenziale?
"Vede lei può cambiare lavoro oppure lo possono trasferire all’atro capo del mondo ma conserverà sempre l’unità delle sue esperienze e conoscenze. Quella guerra invece è una frattura, uno iato. I soldati si auto difendevano tornando ad un’esistenza senza bombe e divise".
Come ha condotto la sua ricerca?
"In realtà stavo lavorando ad altro ma mi imbattevo troppo spesso in cartelle cliniche con disturbi psichiatrici. Allora sono partita dalla vasta storiografia esistente con lo studio delle cartelle cliniche dei ricoverati in vari ospedali psichiatrici fra cui Roma Volterra e Trieste".
E le guerre dei giorni nostri?
"Ricordiamoci del Vietnam. La prima guerra è stata il nostro Vietnam solo che negli anni ’80 esistevano ià terapie di gruppo o terapie contro lo stress post traumatico".
Fiorino interpreta questi comportamenti alla luce di grandi mutamenti culturali in atto: la retorica dell’eroe di guerra da un lato e la massificazione dell’uomo soldato inserito in grandi corpi collettivi quali sono i primi eserciti di leva dall’altro.
Carlo Venturini