
Filippo Inzaghi, a "Costruiamo il futuro", dialogo tra Giovani, Sport e Sicurezza (foto di Enrico Mattia Del Punta)
Pisa, 1 aprile 2025 – A Pisa si può costruire qualcosa di magico. La scuola? se oggi riesco a parlare qui con voi e sono ragioniere, lo devo ai miei genitori che mi hanno spinto ad impegnarmi nello studio». Le parole sono del tecnico del Pisa, Filippo Inzaghi che durante l’incontro «Costruiamo il Futuro. Dialogo tra Giovani, Sport e Sicurezza«, ha parlato a cuore aperto con gli oltre 500 studenti presenti ieri mattina nella sala convegni della Stazione Leopolda.
Un incontro speciale con gli studenti delle scuole superiori di Pisa e Cascina, parlando di calcio, scuola, sogni e fatica. Un’occasione per raccontarsi anche al di là del campo con molte domande da parte degli studenti e che abbiamo raccolto in questa intervista.
Inzaghi, che messaggio si sente di dare ai ragazzi?
«È fondamentale rispettare gli altri. L’istruzione è essenziale: studiate e fate sport, aiuta a stare bene e a stare insieme agli altri. Quando ho iniziato ad allenare, volevo trasmettere ai più giovani la passione per questo sport. Ho sempre pensato che, se uno dà tutto sé stesso, come nello studio, alla lunga viene premiato, indipendentemente anche dai voti che uno può prendere».
Come descriverebbe il suo rapporto con la città e i tifosi del Pisa?
«Il rapporto tra Pisa e la squadra è speciale, c'è una grande passione. Volevo questa piazza, ho sempre creduto in noi e in quello che facciamo. Qualcuno mi diceva: «Chi te lo fa fare?», ma dal primo giorno ho pensato che qui si potesse costruire qualcosa di magico. Vedere tutta questa gente che ci aspetta all’aeroporto e ci segue in trasferta è già qualcosa di straordinario».
Mancano sette partite alla fine del campionato. Come si affronta questo momento della stagione?
«È il momento più difficile, quello in cui si intravede qualcosa di grande. Da giocatore ho vissuto questi momenti e dico ai miei ragazzi di lavorare al meglio. Se uno dà tutto, può raggiungere il proprio sogno».
C’è una soddisfazione che ricorda più delle altre nella sua carriera?
«Sono uno che guarda avanti, mi auguro che le più grandi soddisfazioni debbano ancora arrivare».
E quando si perde, cosa dice alla squadra?
«Per fortuna quest’anno non è successo spesso. Bisogna tornare alla realtà, confrontarsi con lo staff e poi andare avanti. A volte mi arrabbio per mantenere alta la tensione, altre volte è meglio mostrarsi tranquilli. Un allenatore deve essere anche un po’ psicologo».
Quanto è stato importante per lei studiare?
«Mi sono diplomato grazie ai miei genitori, che mi hanno permesso di giocare a calcio. È importante rispettare le regole, nello sport come nella vita».