La liberazione di Pisa 2 settembre, 80 anni fa dopo un agosto di morte

Le ultime compagnie della Wermacht avevano lasciato la città nella sera a del 1° settembre. La discesa dei partigiani e l’arrivo degli americani.

La liberazione di Pisa  2 settembre, 80 anni fa dopo un agosto di morte

L’arrivo dei soldati americani in piazza dei Miracoli: è il 2 settembre del 1944

di Renzo Castelli

PISA

Le ultime due compagnie della Wermacht, con una batteria di mortai, avevano lasciato la città nella tarda sera di venerdì 1° settembre 1944, come oggi 80 anni fa. Al 6 del giorno dopo, aprendo la finestra dell’arcivescovado, un prete scopriva che sulla torre non sventolava più la bandiera con la svastica: anche le vedette erano scomparse e, con esse, il nido di mitragliatrici. Un’ora dopo un gruppo di partigiani della formazione "Nevilio Casarosa", costola della 23ma "Brigata Garibaldi" - la più numerosa e operativa fra le quindici che si erano costituite nell’area pisana - raggiungeva la via dei Condotti procedendo da Rigoli. La voce si sparse subito fra i pisani accampati nel cortile del palazzo che sciamarono festanti verso la piazza. Per loro la guerra era finita. Intanto un altro gruppo di partigiani aveva aggiunto la riva dell’Arno a Cisanello dove gli americani del 2775° Reggimento di artiglieria e due compagnie della Divisione "Buffalo" stavano attraversando l’Arno. Due ore dopo il maggiore Philip Wildrom e i suoi uomini raggiungevano la torre provenendo da via Torelli (l’attuale via Maffi). E’ questa una delle non sempre collimanti ricostruzioni della liberazione della parte nord di Pisa, la più fedele a quanto scrisse Renzo Vanni in "La Resistenza dalla Maremma alle Apuane".

Intorno alle 17 giunsero sulla piazza anche i primi carri armati mentre da Porta Nuova entravano due compagnie del contingente brasiliano della Força Expedicionaria partecipando così al primo giorno della completa liberazione di Pisa. Le autorità alleate, attraverso l’Allied military government (Amg), si attivarono per aiutare i civili collaborando con le rinate autorità statali e locali italiane che avevano ripreso in mano il governo della città. Il commissario comunale, avvocato Mario Gattai, che aveva gestito il drammatico momento dell’occupazione tedesca, dopo tre settimane dalla Liberazione venne sostituito al vertice del potere comunale da Italo Bargagna, che sarà in seguito il primo sindaco eletto di Pisa. La città era senz’acqua. senza luce, senza gas ma soprattutto piangeva ancora le tragedie sofferte nel mese di agosto con intere famiglie trucidate, spesso senza colpe: non erano ebree, non avevano aiutato i partigiani. Alle contingenze belliche si unì l’esondazione dell’Arno: ormai privo delle spallette distrutte dai bombardamenti, il 2 novembre l’acqua sommerse l’intera parte settentrionale della città. Con oltre 60 mila vani distrutti fu un inverno durissimo anche per le gravi difficoltà abitative dopo il rientro dagli sfollamenti. Se molti cittadini avevano trovato affitto in coabitazione o erano stati ospitati da amici e parenti, per i troppi che sarebbero restati all’addiaccio il comune attrezzò due baraccopoli: una nell’area di Don Bosco, l’altra sul campo sportivo dell’Abetone. Un centinaio di sfollati si rifugiò in quel che era rimasto delle camerate del VII Reggimento Artiglieria, ormai in larga parte distrutto dalle bombe. Ma, passato l’inverno, il 1945 porterà già significative novità: era la vita che tornava. E il Campo Littorio, inagibile perché gli alleati lo avevano occupato con un ospedale militare, era tornato a chiamarsi Arena Garibaldi.