
di Saverio Bargagna
VECCHIANO (Pisa)
"Per ora tutti vivi". La sopravvivenza è una conquista quotidiana nella città ucraina di Zaporizhzhia dove vivono i parenti di Elena Kuripko. In Italia dal 1994, commessa della Coop di Porta a Mare, Elena soffre: "anche quando mi chiedono: ‘Come aiuti tu l’Ucraina?’. Già... che cosa posso fare da qui? Sono una donna ‘normale’ non un diplomatico internazionale. E allora posso mettere a disposizione soltanto la mia voce. E con questa rendo testimonianza delle sofferenza del mio popolo e del suo grande orgoglio".
Elena, chi ha lasciato in Ucraina?
"Mamma, una donna anziana di 75 anni. Vive in un palazzo a Zaporizhzhia, dove si trova la centrale nucleare. La notte scende nello scantinato: un vano macchine senza luce e qui aspetta che i bombardamenti cessino. E poi c’è mio fratello. Ora sta combattendo al fronte contro gli invasori. Aveva già combattuto nel 2014. C’è anche mia cognata che lavora in un ospedale pediatrico e i suoi figli piccoli, i miei nipotini".
Ha chiesto a sua mamma di raggiungerla in Italia?
"Non lo farebbe mai. Ha vissuto in quella casa tutta la sua vita e non andrebbe mai via. E poi non lascerebbe certo mio fratello solo a combattere. Infine, anche volendo, scappare da Zaporizhzhia sarebbe impossibile".
Neppure con i corridoi umanitari?
"Non ci sono treni. E quei pochi che c’erano fino a qualche tempo fa andavano lentissimi. Per raggiungere la frontiera servirebbero giorni e, per un tratto, si dovrebbe procedere pure a piedi. Fuori ci sono anche dieci gradi sotto zero...".
Ci parli della sua città: Zaporizhzhia.
"Oggi vedrebbe questo: persone che in strada preparano trincee con i sacchi di sabbia. Famiglie che costruiscono molotov. Anziani che si rifugiano in uno sottoscala. Vedrebbe povertà, ma anche amore. Le condizioni economiche modeste dell’Ucraina non sono sinonimo di infelicità. Il mio popolo ama la sua terra e non vuole venire via".
Si aspettava un attacco russo?
"Mai. E’ un incubo. Questa guerra è una follia. Gli ucraini sono invasi. Ricordo che mio nonno raccontava che, durante la seconda guerra mondiale, quando in città arrivavano i russi tutti applaudivano: erano i liberatori. Oggi, invece, siamo aggrediti. Le persone provano a fermare i carriarmati a mani nude perché difendono semplicemente la propria casa e la propria libertà".
Che cosa si aspetta dall’Italia?
"Sta facendo tanto, ma non dobbiamo lasciare sola l’Ucraina. Inviamo aiuti. Inviamo, lo so che è tragico dirlo, armi. In questi giorni incontro tante persone contro la guerra e che sostengono l’Ucraina. Con loro faccio video che invio ai miei parenti. Loro mi ringraziano perché si sentono meno soli. E io...".
Che cosa?
"Spero di poter tornare presto. Mi auguro che la Croce Rossa possa aprire un canale e allora sono pronta a tornare a casa".
Elena, che cosa dice a sua mamma?
"La chiamo tutte le mattine. Lei mi dice che gli Ucraini resistono e non faranno entrare i russi in città".
E lei che risponde?
"Niente, ma vedo le città rase al suolo e penso a quelle persone, come i miei parenti, che sono sotto quelle macerie. E non dormo... già non dormo più".