"Spesso le bambine si allontanano dalle materie scientifiche perché tendono a sentirsi sminuite, la nostra missione è andare nelle scuole e dimostrare con la nostra presenza che le donne possono fare scienza". Parola di Lucia Sargentini, viareggina laureata in ingegneria nucleare nel 2011 all’Università di Pisa che ha partecipato mercoledì alla giornata di orientamento sul settore nucleare alle Benedettine. Lucia lavora alla in Francia alla Cea, e fa parte della generazione "tradita" dalla speranza del nucleare in Italia che ha trovato un futuro all’estero, rimanendo però legata al suo Paese e soprattutto alla missione di rendere il suo settore sempre più aperto alle donne. "Ci siamo resi conto che le femmine non sono abbastanza rappresentate nella scienza - afferma -. I numeri parlano chiaro: nella nostra azienda siamo appena il 25% e abbiamo grandi problemi di carriera, soprattutto in caso di maternità. Per questo abbiamo deciso di costituire un’associazione di donne che promuovono la scienza, chiamata Egalides, alla quale hanno aderito più di 60 persone".
Di cosa si tratta?
"Noi andiamo nelle scuole elementari, medie e superiori francesi e italiane per fare esperimenti e sostenere le ragazze che hanno interesse nel campo delle scienze. La nostra presenza è un dato di fatto, le donne possono fare scienza e non devono farsi bloccare dalla paura".
In che senso?
"Durante la scuola primaria non ci sono discriminazioni tra maschi e femmine, all’ultimo anno ci siamo rese conto che le ragazze si allontano dalle scienze, forse perché non si sentono abbastanza sicure. Il passaggio alle medie è critico perché spesso mette in discussione le bambine, che tendono a sentirsi sminuite per il percorso scientifico, dove c’è bisogno di una grossa carica di energia e sicurezza iniziale".
Com’è il riscontro?
"Molto positivo, sia perché i professori sono davvero contenti e ci chiamano spessissimo, ma soprattutto perché bambine e ragazze rimangono affascinate. E infatti molte le ritroviamo alla Cea a fare stage formativi. Ci ha dato molta soddisfazione".
Oggi vede molta curiosità nei confronti del settore da parte dei giovani italiani?
"Sì, tantissima. Mi ricorda la mia generazione. Noi ci abbiamo creduto ma dopo Fukushima e il referendum del 2011 la magia in Italia si è rotta e abbiamo realizzato i nostri sogni all’estero. Anche questo è un tema importante per me, che ho costituito insieme ad altri l’associazione dei ‘Professionisti italiani del nucleare’ per far riconoscere le competenze del nostro Paese al mondo francese, che conta più di 100 associati".
Mar.Fer.