REDAZIONE PISA

La Nazione a Villa Isabella "Ora c’è speranza"

"Diamine se son contenta: il vaccino è l’unica chance che abbiamo di sopravvivere a questa pandemia, ora che l’ho fatto mi sento parecchio sollevata". Patrizia, 68 anni, è la "bimba" di Villa Isabella, la più giovane dei trenta ospiti della residenza sanitaria assistita per anziani in gestione diretta della Zona Pisana e affidata alla Cooperativa Paim, affacciata su Lungarno Galilei. Per lei il vaccino anti-Covid, con la prima dose somministrata a fine dicembre e il richiamo cui si è sottoposta alla alla fine della scorsa settimana, è stata un po’ come la luce alla fine di un tunnel ancora tutto da percorrere ma di cui, finalmente, s’intravvede la via d’uscita. Più o meno lo stesso per tutti gli ospiti delle 25 Rsa della Zona Pisana che nelle prime tre settimane dell’anno sono state sottoposte al doppio ciclo di vaccini. Come Patrizia, infatti, la pensa anche Mariella, 82 anni, cascinese, una delle ultime arrivate a "Villa Isabella": "Sono qui da agosto per colpa di una caduta – racconta -: vivevo da sola e non ero più autonoma. Ora che che mi sono vaccinata sono molto più serena, ma a dire il vero io ero tranquilla anche prima. Qua mi sono sempre sentita al sicuro". Anche se dal lockdown la vita nella Rsa non è stata più la stessa: "Pensi che voi de La Nazione siete i primi soggetti esterni alla struttura cui apriamo la porta" ci dicono gli operatori. Lo sa bene Giuliano, 85 anni, gli ultimi sei dei quali trascorsi nella Rsa di Lungarno Galilei: "Prima era meglio, sicuramente: si usciva a fare colazione in via San Martino e d’estate si andava anche a Marina – ricorda -. Da marzo, invece, siamo chiusi qua: beninteso, non ci manca nulla ma, giustamente non si può uscire". Anche lui si è vaccinato e ora guarda al futuro con ottimismo: "Un paio di mesi e ne saremo fuori" dice sicuro. Mariella, invece, non si pronuncia: "Mi piacerebbe che accadesse presto, ma con tutto quel che si sente in giro, davvero non saprei dirle quando sarà tutto finito". La più pessimista, invece, è Patrizia: "Ci vorrà ancora un anno e mezzo". Il vaccino, però, è stata una ventata di leggerezza, che ha allontanato le nuvole più nere. Anche se i rapporti con l’esterno rimangono ancora quasi tutti filtrati dal tablet: "Ci colleghiamo con i familiari o anche con i volontari della comunità di Sant’Egidio o degli Scout" dicono. Oppure dal vetro della finestra: da lì tutte le settimane si affaccia il cappellano don Alessandro Cantarini (nella foto) per la benedizione.